Per ora ci salva il "mestiere", ma il tessuto torinese della meccanica potrebbe non essere in grado di rispondere alle sfide dello sviluppo del futuro. Lo dicono Amma e Api Torino, in occasione della presentazione dei dati della Camera di Commercio sul comparto.
"Se va bene la metalmeccanica va bene il Paese e creiamo occupazione, a Torino abbiamo il doppio della disoccupazione di Milano e è ben di più che a Bologna. Ma oggi dire che Piccolo è bello non vale più - dice Giorgio Marsiaj, presidente di Amma -, anzi, essere piccolo potrebbe creare difficoltà a tenere il passo sui mercati globali e sull'innovazione tecnologica".
"Serve un'apertura culturale - prosegue - che piccole e piccolissime faticano ad avere, ma anche nell'affrontare un momento chiave come il passaggio generazionale. Dobbiamo accompagnare le imprese in questo cammino. A cominciare dalle possibilità di collaborazione con il Politecnico, che è un centro in grado di fare innovazione e cogliere le nuove tendenze. Andiamo verso mutamenti tecnologici enormi, dalla guida semiautonoma ad altre nuove frontiere come i motori elettrici o ibridi. Una grande opportunità, un treno sui però bisogna salire a bordo, per portare nuove aziende produttrici metalmeccaniche sul nostro territorio".
"Uno dei nodi principali - aggiunge Corrado Alberto, presidente di Api Torino - riguarda proprio la scarsa propensione a intraprendere percorsi di rete. Non manca la fiducia, ma la politica anche locale deve porre la massima attenzione su questi temi, alimentando la collaborazione tra piccole imprese e grandi imprese sul territorio. L'una non esiste senza l'altra. Serve però un cambiamento di paradigma di mentalità, perché la solitudine può rivelarsi un difetto: le aziende devono trasformarsi in singolo neuroni all'interno di un sistema più ampio e diffuso".
Sul tema è intervenuto anche Nicola Scarlatelli, presidente CNA Torino: "Piccolo è bello, ma mi rendo conto che è anche un limite. E mancando la grande azienda di riferimento è importante fare in modo che cresca una filiera. Ma è importante anche che si trovi il modo di contenere i costi, senza fare voli che rischiano di essere pindarici. Anche con Industria 4.0 bisogna ragionare su questo, altrimenti ciò che va bene per chi fa prodotto non va bene per chi è subfornitore".
"Dobbiamo crescere a livello culturale, tenendo presente che si può intervenire soprattutto su ricerca iniziale e su design e sul post vendita. È lì ormai che si annida il valore aggiunto".