Ballerina, calciatore, ma anche esploratrice, progettista, veterinaria, avvocato, aiutare le persone più deboli dando a queste cibo e dimore, combattere i nemici, vivere in un clima di amore e serenità: sono solo alcuni dei desideri che si agitano nei pensieri degli adulti di domani, interrogati sui loro sogni a proposito del futuro.
Per due ore, questa mattina, la sala consiliare del centro civico di via San Benigno della Circoscrizione 6, infatti, si è trasformata in un luogo di sperimentazione e gioco, un’opportunità per entrare in contatto con se stessi e con la propria intimità sensoriale. A partecipare, i giovani delle scuole primarie del territorio che costituiscono il Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze, il quale si propone di favorire l’approccio di questi ultimi alla vita pubblica e alla cittadinanza attiva, attraverso la realizzazione di progetti decisi congiuntamente.
L’incontro è stato curato dall’educatrice Annalisa Rolfo e dall’assistente sociale Erika De Stefano dell’associazione Equiliberi. Entrambe sono diplomate alla Scuola Italiana di Playback Theatre, un teatro – fondato negli anni ’70 da Jonathan Fox, cultore del teatro popolare, bengalese e indiano, ossia di performance scevre di complessità strutturali – che si focalizza sulle emozioni basandosi, essenzialmente, sull’improvvisazione: nel momento, nel qui e ora, si mette in scena ciò che i singoli, attori e spettatori, sentono a livello di “pancia”.
Ed è proprio questo l’approccio che è stato proposto ai ragazzi, nel corso di diverse attività: un ibrido tra il gioco e i segreti del saper stare in scena, per comunicare all’altro le proprie intenzioni senza utilizzare le parole, ma solo le emozioni più profonde, al fine di sviluppare l’osservazione, l’empatia e creare, così, giochi cooperativi, talvolta anche silenziosi, in cui l’ascolto dell’altro è canalizzato esclusivamente attraverso il corpo e le sensazioni che la situazione in cui si è calati suscita in ognuno dei partecipanti.
Nel Playback Theatre, infatti, il pubblico diviene il “terzo attore”: il conduttore raccoglie le informazioni fondamentali offerti dallo stesso per consentire all’attore di mettere in scena ciò che è stato raccontato, arricchendolo anche di significati simbolici e metaforici, per restituire, poi, allo spettatore, qualcosa che gli appartiene, se pur trasformato.
“Lo scopo – ha spiegato Annalisa Rolfo – è proprio quello di sviluppare un senso comunitario, come nel caso del teatro greco, diffusore di norme igieniche e sociali. In questo modo, il Playback diviene un mezzo per comunicare e per creare una coscienza collettiva che si autoresponsabilizza. Esso permette a tutti di essere attori: ciò che interessa è la capacità di uscire da sé, di lavorare sulle emozioni, formando una comunità che si racconta”.
“I bambini – ha concluso – sono, infatti, attivi e attori: nulla avviene se non sono partecipi”.