Da filosofo, vede il freddo come una condizione esistenziale che è inutile ostinarsi a combattere; da semplice uomo con spirito d'adattamento, lo concepisce come una realtà con cui convivere, senza attriti. Roberto Casati è riconoscente alle temperature glaciali del New Hampshire, in cui tempo fa si era trasferito con la famiglia, perché gli hanno permesso di imparare cose nuove sulla natura e l'umanità. La lezione del freddo (Einaudi, 2017) è un panegirico di questa eterna era glaciale americana – meravigliosa e terribile – da cui l'autore ha saputo trarre insegnamenti validi per l'eternità, ben oltre lo scioglimento del ghiaccio e il ritorno del calore solare.
L'autore a Torino ha dialogato con la scrittrive Ester Armanino e il gruppo di lettura del progetto Leggermente presso la Cascina Roccafranca: un incontro con un libro inusuale, che mescola sapientemente l'esperienza autobiografica con l'esercizio del “cogito ergo sum” declinato in un'atmosfera che non sarebbe dispiaciuta a John Steinbeck.
“Con la mia famiglia in New Hampshire ho vissuto una vita sospesa”, ha spiegato; “sentivo di continuo una chiamata provenire con forza da tutto ciò che ci circondava, e bisognava stare attenti a cogliere ogni dettaglio. Per questo credo che la più importante lezione del freddo sia l'attenzione. La bellezza ha bisogno di lentezza e calma per essere colta appieno”.
Grande osservatore della natura, Casati ha illustrato le bellezze del paesaggio, anche sotto metri di neve, anche quando occorrevano quattro ore per spalare e liberare la strada. Un quadro surreale calato nella quotidianità, con tutti gli strategemmi utili alla “sopravvivenza”, tra scorte di cibo, mappe alla mano e sguardo in cielo per non perdersi.
Fil rouge della narrazione, l'umanità. “Un'altra importante lezione del freddo è la solidarietà, l'altruismo”, racconta. “Noi siamo arrivati lì totalmente sprovveduti. L'America è un pianeta nel pianeta, una terra da riscoprire ogni giorno sempre nuova e vergine. Ma occorre fidarsi degli altri, accettarsi reciprocamente e accettare le difficoltà. Quindi rimboccarsi le maniche e fare, perché gli americani restano un popolo molto pragmatico”. Aiutare ed essere aiutati: questa la morale americana, espressa da Casati nel cosiddetto “cammino etico”: “Se uno guarda il sentiero che traccio, all'andata vede uno zig-zag, una linea tratteggiata di piedi destri e piedi sinistri. Al ritorno cerco di calpestare la neve con le ciaspole dove non ero passato all'andata, per rendere uniforme il sentiero. Ho deciso di chiamarla la camminata etica, pensa chi ti segue, aiutalo”.
Oggi Leggermente prosegue i suoi appuntamenti con Angelo Ferracuti, che dalle 18 alla Cascina Roccafranca presenterà il suo romanzo Andare, camminare, lavorare: un'opera che racchiude le voci di tanti postini incontrati e seguiti in giro per l'Italia, un vero e proprio esercito di formiche con lettera alla mano.