Parlare in pubblico è una dote sempre più richiesta nel mondo lavorativo soprattutto, ma non solo, a chi opera in aziende a livelli manageriali e che spetto getta letteralmente nel panico i più timidi o introversi.
Una riunione improvvisa con tutti i colleghi, un seminario a cui viene richiesto un proprio intervento, una lezione da tenere per gli stagisti possono diventare un vero e proprio incubo per chi ha difficoltà a parlare in pubblico: il battito accelera, la salivazione si azzera, le parole non escono dalla bocca, la voce va via ed è subito flop. E il senso di frustrazione e di impotenza che segue la figuraccia sarà sempre lì a perseguitarci e a rendere ancora più difficile questo nostro angoscioso compito. In altri casi, quando magari si possiede una certa sicurezza in se stessi e persino una parlantina fluida lo stesso si può temere di non riuscire ad avere una comunicazione efficace con i propri interlocutori. Prendiamo il caso dei politici: magari si ha chiaro in mente cosa dire, magari si svolge il proprio lavoro con passione e dedizione, ma se non si riesce ad arrivare al cuore dei propri elettori, oltre che alle orecchie, si regalano di fatto voti ai propri avversari. Viceversa, come attestano le vicende politiche nostrane degli ultimi vent’anni, avere una spiccata capacità comunicativa e quindi attirare l’attenzione e l’interesse dell’interlocutore , riuscire a passargli il proprio messaggio e persuaderlo a prendere le nostre posizioni soprattutto nell’ambito politico vale più di mille ideali e sogni di speranza. Come per tutte le cose, anche per quanto riguarda l’ars oratoria non si nasce imparati, ma si possono tranquillamente mettere a tacere le proprie ansie frequentando un valido corso di public speaking.
Ci sono diverse modalità per accedere ad un corso di questo tipo: ci si può rivolgere ad un esperto della propria città e magari strutturare un corso individuale dal vivo o da remoto ad hoc, oppure partecipare ad un corso di gruppo ( che sicuramente è molto efficace perché consente di esercitarsi a parlare davanti ai compagni) e poi ci sono i videocorsi online che possono essere seguiti comodamente da casa quando lo si ritiene più opportuno. Generalmente gli aspetti principali su cui pongono l’accento questi corsi sono due: cosa si dice ma, soprattutto, come lo si dice. Quindi si imparerà a strutturare bene un discorso, a scegliere lo stile comunicativo più appropriato in base al contesto e a utilizzare gli espedienti retorici più diffusi e collaudati per passare poi a trattare in maniera approfondita di tutto quanto concerne l’aspetto del linguaggio non verbale.
È infatti appurato che di una comunicazione solo il 30 % è relegato linguaggio verbale (cosa si dice appunto), mentre il restante 70% è veicolato dal linguaggio non verbale, vele a dire il tono di voce, il ritmo, il volume, le pause e la gestualità. Per verificarlo è sufficiente scrivere una frase su un foglio e poi leggerla ad un interlocutore diverse volte, ognuna delle quali con un’intenzione, un ritmo, una velocità e una gestualità diversa: il vostro interlocutore-cavia vi dirà certamente che quello stesso messaggio ha avuto su di lui un effetto diverso a seconda delle variazioni non verbali attuate. Altro aspetto importante della comunicazione estremamente ansiogeno per chi non ama parlare in pubblico relativo sempre al linguaggio non verbale è il contatto visivo. Quando si è al centro dell’attenzione e ci si sente tutti gli occhi puntati addosso il primo istinto è quello di guardare a terra o comunque eludere gli sguardi altrui. Nulla di più sbagliato: secondo gli esperti di public speaking questo è un chiaro sintomo di insicurezza che ci fa perdere di autorevolezza agli occhi della nostra platea. Allo stesso tempo è vero anche che fissare dritto negli occhi chi ci sta di fronte lancia un messaggio di sfida che lo mal dispone nei nostri confronti.
Ecco che attraverso un corso di public speaking si può imparare a usare in maniera efficace ai fini della comunicazione lo sguardo senza temere di risultare troppo insicuri o troppo spavaldi.