Ha passato nove anni a confrontarsi con il mondo della politica. A volte - anche - a litigarci. Poi, dopo aver concluso il proprio mandato alla guida dei costruttori torinesi, Alessandro Cherio ha deciso di volersi rimettere in gioco.
Proprio nella politica: tra le fila di "Noi con l'Italia" punta a un seggio in Senato alle prossime elezioni del 4 marzo. "E' stata un'idea che ho avuto dopo aver concluso il mio compito in rappresentanza della categoria imprenditoriale cui appartengo da trent'anni: il seme piantato della passione politica è rimasto e mi è tornata la voglia di dedicarmi in prima persona. Perché non ci si può sempre lamentare e mai mettersi in gioco".
"Io, da cittadino e imprenditore, ho deciso di farlo. Ho 58 anni e credo di avere ormai maturato l'esperienza per poter valutare, ma anche fare una sintesi delle proposte e delle necessità. Diffido dei tuttologi: ecco perché ritengo sia importante anche saper ascoltare e poi trarre una conclusione".
Certo, è un momento particolare per la politica. Scegliere di mettersi in gioco in questo momento non è facile. "Se in questo periodo c'è tanta gente che non ha fiducia nella politica, non credo sia solo una questione di qualunquismo o di superficialità. Credo che la politica stessa abbia delle responsabilità, partire dal fatto che, accanto al pragmatismo, si devono anche garantire risposte. Anche se sono risposte negative. Ma d'altra parte non si può sempre dare ragione a tutti".
Più o meno, quello che sta accadendo in queste settimane di campagna elettorale: "Sento molte promesse che di fatto sono irrealizzabili. E' questo tipo di atteggiamento che finisce per alimentare movimenti come quello dei Cinque stelle che agitano la bandiera dell'onesta come fosse l'unica componente. Invece, secondo me, l'onesta deve essere la base da cui tutti partono alla pari. Ma da lì in poi, è necessario puntare sulla competenza e sulla preparazione".
Il partito scelto per candidarsi è un partito di centrodestra. "E' la collocazione storica sia mia personale che della mia famiglie. In gioventù ero democristiano e ritrovo anche lo scudo crociato nel mio simbolo. Ma io non sono per una politica urlata: ci sono trasmissioni in televisione che faccio davvero fatica a seguire, ormai. Io preferisco il ragionamento e la moderazione". E riprende un concetto prima solo accennato: "Non posso pensare che qualunque cosa venga detta da un mio avversario politico sia sbagliata per principio".
"A problemi complessi non si possono opporre soluzioni semplici. Ed ecco perché è necessario avere capacità di ascolto e di sintesi, anche delle posizioni distanti dalla nostra. Come diceva De Gasperi, il politico guarda alle prossime elezioni, mentre lo statista guarda alle prossime generazioni. Inoltre non credo che la politica la si possa fare solo con i sondaggi o con i conti dei professori, degli esperti contabili. Ci vanno i conti, ma anche la visione dell'imprenditore, la capacità di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Proprio come in un'azienda".
Detto però che dei tuttologi è bene diffidare, i temi cari ad Alessandro Cherio appartengono alla sua sfera professionale. "Dopo 9 anni da presidente di Ance Torino e 30 da imprenditore credo di poter dare il mio contributo nel ridisegno delle norme per gli appalti pubblici: l'ultima modifica in materia ha di fatto congelato il settore. E poi vorrei dedicarmi all'urbanistica in generale, intesa non come consumo di nuovo territorio, ma anche come capacità di recuperare e riqualificare l'esistente. Che non vuol dire solo fare manutenzione a una caldaietta".