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Centro | 23 febbraio 2018, 07:00

L’arte e la politica di Guttuso in mostra alla Gam

Inaugura un’esposizione con sessanta opere del pittore siciliano, curata da Pier Giovanni Castagnoli. La direttrice del museo: “La pittura di Guttuso è tanto reale quanto il mondo che stiamo perdendo”

L’arte e la politica di Guttuso in mostra alla Gam

L’impegno politico e civile di Renato Guttuso in una mostra. L’esposizione, dal titolo “L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ‘68”, curata da Pier Giovanni Castagnoli, aprirà alla Gam domani, 23 febbraio, per restare allestita fino al 24 giugno. Sessanta opere, in arrivo da musei e collezioni, pubbliche e private, dall’Italia e dall’estero, cercano di raccontare l’aspetto più politico dell’opera di Guttuso, convinto di come l’arte dovesse assolvere a una funzione civile, anche perché dotata di una profonda valenza morale. 

Ritratti, autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno e scene di conversazione compongono il percorso espositivo, accompagnando il visitatore all’interno della visione del pittore siciliano. Si tratta di opere realizzate tra il 1936, con il dipinto “Autoritratto con sciarpa e ombrello”, e gli anni del fermento sociale post-sessantottino in Italia. “Esercizi di pittura – ha affermato il curatore della mostra – che potremmo chiamare pura, dando così un profilo ampiamente rappresentativo della ricchezza espressiva presente nel grande catalogo dell’opera di Guttuso, nonché della versatilità del suo estro creativo”.

“Nel secondo dopoguerra – ha aggiunto Carolyn Christov-Bakargiev, direttore della Gam – negli ambienti della cultura di sinistra ci si chiedeva cosa fosse più rivoluzionario o più realista tra l’avanguardia formalista e il realismo figurativo. Oggi la pittura di Guttuso ci può sembrare, paradossalmente, tanto reale e materica quando il mondo che stiamo perdendo nella realtà aumentata e nella virtualità”.

A cinquant’anni dagli eventi che cambiarono il mondo occidentale, declinati a seconda delle nazioni toccate dal ’68, la Gam indaga quindi l’opera di Guttuso contestualizzandola nel periodo storico – travagliato, per diverse ragioni – in cui sono nate. Un legame, quello tra l’attualità e l’arte sottolineato anche in questa mostra.
“Siamo a Torino – ha spiegato ancora la direttrice del museo – e si potrebbe ripartire da qui: ripensare il ’68, perché è compito dei musei riflettere sull’arte e la società del passato per offrire spunti al presente. Si può fare guardando proprio a quell’arte figurativa e pittorica di impegno civile che, all’epoca, sembrava espressione di una tradizione conservatrice, tutt’altro che rivoluzionaria”.

E così da quell’autoritratto del 1936, si può vedere come l’opera di Guttuso si è evoluta seguendo gli avvenimenti storici, già a partire dal 1938 con “Fucilazione in campagna”. Nel realizzare quel dipinto, l’artista pensava alla Spagna franchista, preludio dei successivi – e tristi – cambiamenti politici che l’Europa stava per affrontare.
La mostra, intanto, è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, che oltre ai saggi di curatori ed esperti contiene anche un’antologia di scritti di Renato Guttuso e un’antologia critica.

Paolo Morelli

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