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S. Rita / Mirafiori | 23 febbraio 2018, 12:33

Doppia vittoria

Due derby in un weekend, finiti con identico risultato, generano sensazioni contrastanti...

I tifosi della Juve in festa all'Olimpico dopo il derby vinto

I tifosi della Juve in festa all'Olimpico dopo il derby vinto

Due derby in un weekend, finiti con identico risultato, generano sensazioni contrastanti. Gioia, con la consapevolezza che non sono i sentimentalismi che muovono la classifica, ma i punti. Rabbia, consci che la grinta, senza la classe e il gioco, nulla può nel Calcio. Astio, che sabato trasudava dagli spalti del nuovo Filadelfia, e si tramutava in odio quando miriadi di improperi, di male parole e di insulti si riversavano, come un fiume in piena, contro i ragazzi della Primavera juventina.

Quei ragazzi quando al minuto 88, segnando, hanno capito di aver ipotecato la meritata vittoria hanno esternato il loro disappunto verso una tifoseria che li ha insultati e denigrati. Un dito medio si è alzato verso il cielo, non per indicare lo stesso, ma ad istintiva, seppure volgare risposta, verso quello stadio che li aveva portati all’esasperazione. Un gesto privo di virtù cavalleresca, decisamente ‘anti sportivo’, come si sono prodigati a dire molti benpensanti. 

Non uno che abbia però evidenziato l’incivile comportamento di una tifoseria che si è accanita contro una squadra che, seppure in maglia bianconera, è pur sempre composta da ragazzi delle giovanili. Il giorno dopo, a poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria da quel luogo, in un altro stadio, è scoccata l’ora dei professionisti. Stessa atmosfera carica di odio e insulti contro i giocatori bianconeri ma con la differenza che, trattandosi in questo caso di professionisti, il loro ruolo (e il loro stipendio) li induce, anche, ad accettare degli insulti gratuiti. È la, seppur disdicevole, ‘legge del calcio’ (italiano, soprattutto).

La partita si è conclusa con l’identico risultato del giorno precedente, a riprova di una superiorità imbarazzante, soprattutto se si considera che solo poche ore prima si erano spesi commenti insulsi (proponendo paragoni tra Higuain e Belotti, tra Mazzarri e Allegri). Ancora una volta abbiamo assistito ad una partita che è apparsa scontata fin dai primi minuti, con l’assoluta capacità della Juventus di porre rimedio alle criticità di organico venute a crearsi durante l’incontro. Il risultato è stato l’assoluta padronanza del gioco, con una buona gestione tattica e un’ampia visione strategica. 

Il Derby, che persiste come ‘creatura mitologica’ solo più nei meandri della mente di alcuni sostenitori granata, è morto e sepolto ormai da anni. I dati sono oggettivi, inconfutabili: negli ultimi 10 anni, in 16 partite ufficiali disputate, il Toro, raccogliendo nell’insieme 5 punti, ha vinto un incontro, ne ha pareggiati due e persi 13. Il tredici rappresenta, nel suo simbolismo, morte, trasformazione e ... rinascita.

Credo che ci vorrà ancora un bel po' per vederla COSA? Se mai avverrà. 

Un saluto a Beatrice: due giorni di vita, due Derby vinti.

Il buongiorno si vede dal mattino.

Beppe Franzo

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