Il ricambio generazionale in agricoltura in Italia è ancora lento. Rispetto ai principali Paesi europei, secondo i dati Eurostat, le imprese agricole italiane condotte da giovani, seppur in aumento del 12% negli ultimi due anni, sono appena il 5,1% del totale, quasi un punto e mezzo in meno rispetto alla media europea, che si attesta al 6,5%. Gli over 65 conduttori di imprese agricole sono oltre il 37%, rispetto, ad esempio all’8% della Germania. Il Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 sta dando un po’ di linfa nel favorire il passaggio generazionale, con apposite misure dedicate agli under 40, ma permangono i problemi burocratici e di accesso al credito che rallentano l’insediamento dei giovani. Se n’è parlato al Teatro di Caluso nell’affollata assemblea generale di Confagricoltura Torino, che ha approfondito gli strumenti che il legislatore mette a disposizione, a diversi livelli, per favorire il ricambio generazionale nel settore primario.
Dopo l’introduzione del presidente provinciale Paolo Dentis, l’avvocato Lorenzo Bianco si è soffermato sugli aspetti civilistici del ricambio generazionale e il notaio Michele Testa ha spiegato come funzionano i patti di famiglia, il testamento, le donazioni e le successioni. Temi di cui non si parla sovente, ma che sono fondamentali in determinati momenti della vita delle famiglie e delle imprese. Numerose le domande poste al termine del convegno, a dimostrazione dell’interesse suscitato dagli argomenti trattati.
Le conclusioni sono state curate dal membro di Giunta nazionale di Confagricoltura, Luca Brondelli di Brondello.
“I giovani rappresentano il futuro e il ringiovanimento delle imprese deve essere una prioritaÌ strategica per le istituzioni – ha affermato Dentis - Il nostro Paese eÌ fanalino di coda in Europa sul fronte del ricambio generazionale e per questo eÌ necessario intervenire con provvedimenti articolati e riservati alle vere aziende. Non ci puoÌ essere una sola politica per tutte le attivitaÌ agricole, ma occorre sostenere prioritariamente le quelle attivitaÌ in grado di generare reddito, occupazione e sviluppo”.