Il sindacato si spacca, nel pieno della vertenza. Solo che stavolta non si tratta di settore metalmeccanico o altro. Sotto i riflettori (è il caso di dirlo) è la vicenda legata alla soap opera "Il paradiso delle signore", che in questi giorni sta facendo parlare di sé più che per la trama o la qualità degli attori, per la polemica intorno alle condizioni lavorative di chi contribuisce alla sua facitura.
Fino ad arrivare al punto che, delle 180 puntate da realizzare (e trasmettere su Rai Uno nella stagione 2018-2019), in città rischia di non girarsene nemmeno una. Colpa, dicono i rappresentanti dei lavoratori, dei carichi di lavoro e dei turni troppo pesanti e superiori a quelli strabiliti dal contratto.
E se dal Comune erano arrivati commenti che sottolineavano l'occasione mancata per il polo produttivo audiovisivo sabaudo, ora la crepa si apre anche tra i rappresentanti dei lavoratori. In particolare, a smarcarsi è la Fistel-Cisl, che in una nota fa sapere come "ha lavorato concretamente per portare la soap opera nel Centro di produzione Rai di Torino, attivandosi con la propria Rsu che ha agito sempre in stretto raccordo con le segreterie regionale e nazionale, facendole intervenire, in un secondo tempo, a supporto nella trattativa. Dopo oltre un mese di lavoro, si è arrivati a scrivere, concordandole con l’azienda, molte garanzie di tutela per i lavoratori coinvolti nella soap opera. Nell’ipotesi di accordo si concordavano anche sviluppi tecnologici e la possibilità di acquisizione di nuove produzioni". E aggiungono: "Il documento finale - frutto del lavoro di tutte le Organizzazioni sindacali - è l’unico documento da cui partire e far riferimento per un rispetto dell’accordo soap opera".
Dunque cosa è andato storto? In questo caso, il dito viene puntato verso i colleghi di sigla diversa: "Ci dissociamo dalla visione demagogica e non corrispondente alla realtà della CGIL-SLC territoriale che, di fatto, ha sconfessato il lavoro svolto in trattativa, e confermiamo la nostra idea iniziale e cioè che la soap opera si poteva e si doveva fare nel Centro di produzione Rai di Torino, sotto la stretta sorveglianza delle Rsu, per il rispetto dell’accordo sottoscritto".
Una carezza, invece, è destinata a Palazzo Civico: "Vogliamo ringraziare, invece, la sindaca Appendino e la sua Giunta per aver riportato al tavolo delle trattative la RAI che aveva in precedenza abbandonato il confronto con le organizzazioni sindacali. Prendiamo atto della decisione della maggioranza dei lavoratori presenti in assemblea e ne rispettiamo l’esito, pur non condividendolo, assicurando che porteremo avanti in tutte le istanze contrattuali e istituzionali le ragioni dei lavoratori per garantire che il Centro Produzione Rai di Torino non subisca un abbandono da parte dell’Azienda, che potrebbe strumentalmente usare questa vicenda per ridimensionare la sede di Torino".