Produzione industriale, ordinativi (soprattutto export), fatturato e tasso di utilizzo degli impianti. Il Piemonte manifatturiero - alla luce dei dati di Unioncamere e Confindustria Piemonte - ha fatto filotto nel primo trimestre del 2018, con numeri in crescita anche di parecchi punti percentuali (il dodicesimo trimestre di fila).
E così, anche se diminuiscono numericamente, chi resiste regala performance robuste. In particolare, la produzione cresce del 2,7% e gli ordinativi sono in aumento, tra mercato interno ed esterno, rispettivamente dello 0,4 e del 5,5%. Di conseguenza, anche il fatturato sale (+3,9%), con la componente export che registra addirittura un +6%.
Tra i settori più vivaci, quelli che hanno potuto sfruttare l'onda del 4.0, con industrie elettroniche, metalli e meccaniche. Unica nota stonata, i mezzi di trasporto e in particolare il settore auto (dove solo la componentistica si salva), che crolla del 30%.
A livello dimensionale, sono state le PMI a muoversi meglio. Mentre la geografia mette in cima al podio Alessandria, mentre Torino sta nelle retrovie e Cuneo si piazza addirittura all'ultimo posto, finendo dietro la lavagna con un immobile 0,0% rispetto al passato e mentre tutte le altre province hanno saputo crescere.
Intanto si diffonde la conoscenza e la consapevolezza dello scenario 4.0. le imprese che conoscono il Piano Industria sono salite dal 23 al 37% e nel primo trimestre dell'anno erano l'11% le aziende che avevano già introdotto tecnologie abilitanti. I maggiori freni sembrano essere le risorse economiche o la (presunta) scarsa propensione del settore di appartenenza a questo tipo di innovazione.
A livello di prospettive, il clima di fiducia sembra piuttosto robusto: alla luce di condizioni che si osservano come funzionali alla crescita, le aziende piemontesi vedono il Pil in crescita di oltre 1,5 punti da qui a fine anno, con l'export in aumento del 3,8% e consumi in rilancio (+1,3%). E se anche gli investimenti vedono un futuro roseo (+4%), l'effetto sull'impiego sembra meno importante, con una crescita di occupati prevista di un mezzo punto percentuale.
A pesare tra le incertezze, elementi come il protezionismo e la finanza globale, ma anche l'attesa per il Piano che FCA dovrebbe far conoscere il 1 giugno, senza trascurare lo stallo politico italiano (con la Regione che si avvia alle urne).
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