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Eventi | 01 luglio 2018, 15:25

Chiambretti ospite a Collisioni: "Il mio Piero-mondo nello schermo di una tv"

Sul palco del decennale di Collisioni, il conduttore torinese intelligente, irriverente e autoironico si è raccontato al pubblico di Barolo

Foto di Renata Roattino

Foto di Renata Roattino

Il conduttore dalla pungente e sagace ironia si è raccontato al pubblico di Collisioni Festival questa mattina, a Barolo, in un clima costellato di simpatia e aneddoti curiosi.

A partire dagli albori della sua carriera e dall'esordio in qualità di giornalista.

"Guardando molta televisione - ha dichiarato - ho costruito un Piero-mondo, che ho poi riportato sullo schermo".

Luogo dove "è molto importante focalizzarsi sui dettagli: la televisione è un tarocco, tutti fingono di dire una cosa quando in realtà ne pensano un'altra", ha continuato il torinese.

"Quando ho cominciato, negli anni '80/'90, quindi, ho provato a creare un processo di immedesimazione, propria dei bambini. Così, è nata la TV da strada, con un divano in centro a una piazza e persone fermate tramite espedienti sarcastici e canzonatori".

Espedienti che gli hanno consentito di scoprire che anche la gente comune, dopo aver vissuto per decenni a stretto contatto con la televisione, potesse diventarne lei stessa la protagonista.

Intuizione che ha, poi, caratterizzato i maggiori successi della sua carriera.

Iniziata in maniera piuttosto paradossale: "Mi sono presentato per un'audizione preliminare alla Rai di Torino in mutande, nella ferma convinzione di continuare la mia ribellione al potere", ha ricordato Chiambretti. 

"Condotto in un'altra stanza, ho parlato un quarto d'ora di cose inutili: superati diversi provini, ho poi iniziato a fare televisione solo per strada, brulicante di vita, e lì ci sono rimasto per dieci anni". Segnando, così, l'esordio di una credibilità decennale.

Che deriva anche dalla forte volontà, infine, di "mettere in luce tutto quello che non si vede: le interviste canoniche non mi interessavano, e tale aspetto è presente tuttora", con l'intento di rifuggire la normalizzazione dilagante.

Roberta Scalise

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