Quarto appuntamento per il Flowers Festival di Collegno che, questa sera, vedrà esibirsi il rapper e cantautore torinese Willie Peyote e una delle nuove rivelazioni della scena musicale italiana, Frah Quintale: un artista eclettico i cui brani muovono dal pop al rap, dall’indie al cantautorato, attraverso parole che svelano gli scorci interiori dell’artista.
Classe 1985, Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote, invece, ha saputo coniugare, nel corso della sua recente carriera, raffinatezza e versatilità musicale, acume e ironia testuale, in una commistione di influenze musicali capace di raggiungere un pubblico ampio quanto variegato e di oltrepassare i limiti del genere di appartenenza.
Nato artisticamente nel 2011 con il suo primo album da solista, “Il manuale del giovane nichilista”, e con “Non è il mio genere, il genere umano”, del 2013 – nelle cui tracce si incontrano già elementi caratteristici della sua cifra stilistica, tra cui, in primo luogo, sarcasmo, autoironia e denuncia sociale, espressi in sonorità che esulano dal mero hip hop classico –, Willie Peyote affonda le radici della sua passione musicale principalmente nel rock e nel punk, fondando, nel 2004, il gruppo S.O.S. Clique.
Punk che, tuttavia, si ritrova anche nei lavori discografici più recenti, che hanno consacrato l’artista come una delle eccellenze del panorama nazionale del genere – “Educazione sabauda”, del 2015, e “Sindrome di Toret”, del 2017 –, dove esso si mescola, inoltre, con il funk, il jazz, il blues, il rock e, naturalmente, il rap.
“Sindrome di Toret”, in particolare, è il risultato della cooperazione tra più professionisti: non solo Willie Peyote, ma anche Frank Sativa e Kavah, che lo hanno arrangiato e prodotto con il primo.
Il risultato è, dunque, un concept album incentrato sul tema della libertà d’espressione e dei suoi paradossi, delle sue diatribe, dei suoi limiti.
La Sindrome di Tourette da cui trae ispirazione, infatti, prevede una sorta di “incontinenza verbale”, corredata di tic e capacità di controllo menomate: analogamente, le tredici tracce intendono esplorare le molteplici sfumature dell’attuale società occidentale, affrontando questioni serie, talvolta drammatiche, ma rese attraverso una leggerezza, un’irriverenza e una sagacia tali da condurre l’auditore a ridere di esse – pur mantenendo un retrogusto amaro.
Questioni fronteggiate e delineate, quindi, al pari del flusso d’acqua emesso dalle fontane tipiche di Torino con il rubinetto a forma di toro – cui Willie Peyote si riferisce attraverso un furbo gioco di parole –, che “come me, come chi ha la Sindrome di Tourette, non tengono mai la bocca chiusa”.