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Attualità | 10 settembre 2018, 06:23

Lo sport del pugilato: la storia della boxe

Il pugilato (o boxe parola francese, dall'inglese to box «battersi con i pugni»), ha origini antichissime.

Lo sport del pugilato: la storia della boxe

Il pugilato (o boxe parola francese, dall'inglese to box «battersi con i pugni»), ha origini antichissime.

Questo sport era praticato già dai Sumeri in Mesopotamia: risale al 3000 a.C. la prima rappresentazione di due pugilatori su un bassorilievo.

Il maschio vigore dei combattenti pugilistici non mancò di affascinare poeti e scrittori classici: Omero, Virgilio e Tacito sono solamente alcuni degli autori che hanno narrato le gesta di eroi e atleti. Secondo la cultura greca il pugilato era stimato come disciplina per la preparazione alla guerra, oltre a essere un’attività di alto valore educativo, perché preparava i suoi cultori a costante resistenza fisica, abituandoli ad essere rapidi e decisi nei movimenti.

La storia ufficiale del pugilato inizia nel 688 a.C. quando venne incluso per la prima volta nel programma dei Giochi Olimpici. Esistevano due tipi di combattimento: in uno i contendenti si affrontavano a pugni e a corpo nudo; nell'altro, invece, i due avversari si coprivano il pugno e gli avambracci con strisce di cuoio rinforzate da teste di chiodi o borchie metalliche che lasciavano scoperte soltanto le dita. Ne risultava un pugno «armato» nel vero senso della parola: il cosiddetto “cesto”.

La tecnica primitiva di lotta consisteva nel martellarsi a vicenda finché uno dei due contendenti crollava definitivamente al suolo. Il primo campione riconosciuto di pugilato fu il vigoroso Onomastos da Smirne, vincitore della 23a Olimpiade (siamo nel 688 a.C.).

In un arco di tempo di oltre mille anni (dal 688 a.C. al 369 d.C.) ci sono stati tramandati centinaia di nomi di pugili entrati nella leggenda sportiva dell'Ellade. Fra tutti i campioni la storia narra le gesta di Tisandros da Nasso, il quale vinse quattro Olimpiadi consecutive dalla 52a (nel 572 a.C.) alla 55a (nel 560 a.C.).

Non solo i Greci, ma anche gli Etruschi coltivarono con entusiasmo il pugilato e lo insegnarono ai Romani. In gran voga nell'età Repubblicana, il pugilato incontrò sempre maggiori favori durante l'Impero: in particolare Nerone e Caligola furono grandi sostenitori della disciplina sportiva.

Il pugilato nell’epoca moderna

Se vogliamo segnare la data di inizio del pugilato moderno dobbiamo, però, prendere come riferimento il 1719, anno in cui James Figg, maestro di scherma e di pugilato, aprì a Londra la prima scuola di boxe. La boxe di Figg però era senza regole e consisteva nel battere l’avversario o nell’essere battuto. Successivamente il pugile Jack Broughton istituì il primo codice di regole che disciplinava gli incontri: non più un combattimento violento, ma una disciplina sportiva a tutti gli effetti.

Sono numerosi i nomi degli sportivi che in epoca moderna hanno segnato la storia del pugilato, come l’ungherese Laszlo Papp che vinse tre medaglie d’oro ai Giochi olimpici di Londra (1948), di Helsinki (1952) e di Melbourne (1956).

 

 

 

Ma ricordiamo anche il famoso Cassius Clay, o Muhammad Ali, come preferì farsi chiamare dopo aver aderito alla setta dei musulmani neri, campione del mondo dei massimi nel 1974, dopo esserlo stato una prima volta negli anni dal 1964 al 1967, succedendo a Sonny Liston. Si rivelò alle platee nazionali alle Olimpiadi di Roma nel 1960 vincendo la medaglia d'oro come medio-massimo.

Lo sport italiano ha avuto undici campioni mondiali nella boxe professionistica, conquistando il massimo titolo quattordici volte in sette diverse categorie. Primo Carnera, già nel 1933-1934, divenne campione dei pesi massimi, mentre Mario D’Agata ottenne il titolo per i pesi gallo nel 1953. Duilio Loi primeggiò nei pesi welter, mentre per i pesi medi junior la storia ci consegna i nomi di Sandro Mazzinghi, Carmelo Bossi, Rocky Mattioli.

 

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