Dici “pop art” e pensi a Andy Warhol, ma l’influenza e i legami di questa corrente artistica sono più profondi e articolati. Il movimento che ha segnato la cultura degli anni ‘60 si può esplorare da Camera Torino, che ha allestito una mostra con 150 opere, visitabile fino al 13 gennaio 2019 e curata da Walter Guadagnini, direttore del centro torinese dedicato alla fotografia. L’esposizione è intitolata “Camera Pop. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano e Co”. Quadri, fotografie, collage e grafiche ripercorrono gli stretti legami tra la pop art e la fotografia a partire dal celebre collage di Richard Hamilton, intitolato “What is it that makes today's homes so different, so appealing?”. L’opera è considerata il primo lavoro “pop” della storia, ed è di fatto un collage fotografico, niente di meglio per dare il via a una mostra da Camera.
“La pop art è stata un fenomeno mondiale – ha commentato Walter Guadagnini durante la presentazione – che ha influenzato il rapporto tra creazione artistica e società, registrando l’attualità in modo neutro, direi ‘fotografico’, adottando gli stessi modelli della comunicazione di massa per creare opere d’arte. La fotografia è stata non solo fonte di ispirazione per gli artisti, ma un vero e proprio strumento di lavoro”. E uno dei rappresentanti di questa corrente, in Italia, ha operato proprio utilizzando la macchina fotografica. Si tratta di Mario Schifano, del quale è presente in mostra l’opera “Futurismo rivisitato”, realizzata nel 1967, una delle tante versioni pittoriche di questo lavoro.
Ma ci sono soprattutto le fotografie che ritraggono le grandi star dell’epoca e che, per gli artisti, sono stati una inesauribile fonte di idee. L’esempio più noto è sicuramente la Marilyn Monroe di Andy Warhol, di cui è presente in mostra lo storico portfolio composto da dieci grandi immagini, realizzate nel 1967. Ma ci sono anche le diverse versioni della Brigitte Bardot di Gerard Laing, che mostrano l’utilizzo di tecniche differenti, dalla fotografia al disegno, fino alla stampa. Un’epoca, insomma, raccontata attraverso le evoluzioni della società di massa in un periodo in cui l’uomo ha iniziato a familiarizzare con questo concetto.
Per tornare in Italia, si trovano ad esempio gli scatti di Ugo Mulas, che documentò la Biennale di Venezia del 1964, oppure l’opera “Ragazza che cammina”, realizzata da Michelangelo Pistoletto nel 1966. Parlando di pop art, poi, è d’obbligo affrontare il concetto di “riproduzione”, questione per anni esplorata dagli artisti di questo movimento e alla quale Camera dedica una sezione. “Questa mostra – ha concluso Emanuele Chieli, presidente di Camera – si inserisce a pieno titolo tra le grandi mostre da noi prodotte, che intendono analizzare un momento storico a partire dallo studio di un movimento o di uno stile fotografico”.
Per informazioni: www.camera.to