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Eventi | 30 ottobre 2018, 13:05

Daniil Trifonov protagonista di un grande concerto il 1° novembre

Lo zar del pianoforte torna a Torino con Beethoven, Schumann e Prokof'ev

Daniil Trifonov protagonista di un grande concerto il 1° novembre

Definito dal londinese The Times «senza dubbio il più sorprendente pianista del nostro tempo», Daniil Trifonov ritorna a Torino per l’Unione Musicale (giovedì 1 novembre 2018, Conservatorio Giuseppe Verdi, ore 21) dopo lo straordinario recital chopiniano della scorsa stagione.

La storia che lega il pianista russo all’Unione Musicale è iniziata nel 2011: a soli vent’anni, appena distintosi con un terzo premio al Concorso Chopin di Varsavia, Trifonov viene invitato dall’Unione Musicale a Torino per un concerto della serie Fuori i secondi! dedicata ai non-vincitori di concorsi internazionali. Nell’arco di tempo tra il contratto di scrittura e la data del concerto, però, Trifonov si aggiudica il primo premio sia al Čajkovskij di Mosca sia al Rubinstein di Tel Aviv, due fra i più importanti concorsi pianistici al mondo, trovandosi così improvvisamente proiettato sulla scena internazionale.

Da allora il giovane pianista originario di Nižnij Novgorod, nel cuore della Russia europea, non si è più fermato, stregando le platee di tutto il mondo. Di lui Martha Argerich ha detto: «Non ho mai sentito nulla di simile: la sua tecnica è scintillante e il suo tocco riesce a essere dolce e demoniaco allo stesso tempo» mentre il Financial Times ha osservato che «Non c’è da stupirsi se ogni capitale europea è alla sua mercé: ciò che lo rende un tal fenomeno è la qualità estatica che dà alle sue esibizioni».

Un talento, una sensibilità musicale fuori dal comune, che rapisce l’ascoltatore per l’impressionante virtuosismo tecnico e per il totale controllo della tastiera, così come per l’estrema varietà del suono, ricco di infinite sfumature.

Dopo quattro nomination ottenute negli anni precedenti, nel 2018 Daniil Trifonov si è aggiudicato la 60°edizione dei Grammy Award, l’Oscar della musica. Il riconoscimento premia la «miglior interpretazione solista strumentale di musica classica» per l’album Transcendental, contenente il ciclo dei 12 Studi di Liszt.

Recentemente la rivista Musical America ha indicato nel ventitreenne pianista russo il migliore artista dell’anno 2018, con queste parole: «Il brillante pianista russo Daniil Trifonov è un vero virtuoso. Tutte le note sono sorprendentemente al loro posto ma anche, a loro volta, gloriosamente arricchite di colore, espressione e stile».

Solista, camerista e compositore, Trifonov è un musicista nel senso più completo del termine e dalla scelta dei brani dei suoi recital molto si comprende del suo modo di intendere la musica. In programma infatti troviamo brani di Beethoven, Schumann e Prokof’ev che presentano molteplici rimandi interni.

L’Andante favori WoO 57, composto da Beethoven tra il 1803 e il 1804, in origine doveva essere il secondo movimento della Sonata "Waldstein" op. 53. Al momento della pubblicazione però la Sonata venne giudicata troppo lunga e il compositore decise di eliminare l’Andante, poi pubblicato come opera autonoma e spesso eseguito in pubblico dallo stesso Beethoven con grande successo (da qui il nomignolo “favori”).

La forma è quella del tema con variazioni, dove il tema scarno ed essenziale non teme l’andamento circolare della ripetizione e la stasi di lunghi pedali. Su questa placida fissità Beethoven costruisce il cesello ritmico e ornamentale che varia sempre più il tema nei suoi ritorni.

La Sonata in mi bemolle maggiore è la terza delle Sonate op. 31 composte nel 1802-1803, cioè nel periodo drammatico che portò Beethoven a scrivere il famoso testamento di Heiligenstadt, in cui esprime l’angoscia per la conclamata sordità e l’intenzione di porre fine a un’esistenza sofferta e piena di incomprensioni. Ciò nonostante la Sonata op. 31 n. 3 non è un carattere drammatico, anzi. Non contiene tempi lenti e scorre con freschezza di temi e di idee musicali. Emblematici in questo senso sono l’Allegro iniziale, lo Scherzo del secondo tempo – contraddistinto da un tono di fanfara, leggero, spigliato e persino umoristico – e l’euforico Finale, quasi una riconciliazione con i sentimenti di amore per la vita.

Diversamente da altre raccolte pianistiche composte da Schumann in un singolo rapido atto di creazione, i Bunte Blätter op. 99 contengono pagine scritte in tempi differenti, sulle quali il compositore ritorna estraendone brani che, per motivi diversi, non aveva mai utilizzato prima: alcuni “fogli” dovevano entrare in Carnaval, altri erano frammenti di una sinfonia mai portata a termine, un altro ancora un augurio di Natale per Clara.

Anche il Presto passionato di Schumann (similmente all’Andante favori di Beethoven) era stato pensato in origine come parte (il finale) di una Sonata. In questo caso si tratta della Sonata op. 22 che impegnò Schumann per molti anni (dal 1828 al 1833) in una stesura particolarmente travagliata.

Quando, nel 1835, venne infine alla luce anche l’ultimo tempo, il giudizio negativo di Clara Wieck – secondo al quale era eccessivamente complesso – fece desistere Schumann da inserirlo nella Sonata in sol minore e a conservarlo come pagina a sé stante.

Virtuosismo, tecnica, spettacolarità: tutti gli elementi che in quegli anni Schumann aveva potuto ammirare del funambolismo di un Paganini, vengono trasferiti idealmente nella Sonata op. 22 e nel “suo” Presto passionato.

In chiusura si ascolterà la Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84 di Prokof’ev, uno dei compositori più amati da Trifonov. L’ottava e ultima Sonata per pianoforte fu abbozzata nel 1940 (insieme alla n. 6 e alla n. 7, le cosiddette “Sonate di guerra”), ma fu portata a termine solo nel 1944.

Dalla composizione della precedente Sonata per pianoforte erano passati 16 anni e presumibilmente fu l’incontro con Mira Abramovna Mendelson (che divenne poi moglie di Prokof’ev) a ispirare questo rinnovato interesse. Salutata come una delle più grandi opere del ventesimo secolo, la Sonata n. 8 era considerata dal pianista Sviatoslav Richter il più grande contributo di Prokof’ev al genere sonatistico: «La più ricca di tutte: un'abbondanza di ricchezze».

Il taglio architettonico del lavoro e l’aspetto dei suoi temi riconducono ai modelli classici, rivisti dal compositore russo con la sua tipica audacia, tanto che quest’opera «espande il concetto stesso di sonata, rendendola quasi una sinfonia su grande scala per pianoforte» (Barbara Nissman).

comunicato stampa

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