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Economia e lavoro | 12 novembre 2018, 10:18

Lavoro e stranieri, un dialogo che in Piemonte rischia di farsi sempre più difficile. Anche per chi straniero non è

Presentati i risultati del Piano integrato per l'inserimento e l'integrazione sociale dei migranti. Non trovare una soluzione al rebus potrebbe comportare problemi per tutto il territorio

Lavoro e stranieri, un dialogo che in Piemonte rischia di farsi sempre più difficile. Anche per chi straniero non è

Se l'accusa più diffusa è che "vengono in Italia a rubare il lavoro", i numeri sul rapporto tra gli stranieri e il mondo dell'impiego dimostrano che non è così. Lo certifica il Piano integrato per l'inserimento lavorativo e l'integrazione sociale dei migranti.

Tra le cifre messe sul tavolo, ce ne sono due in particolare che parlano da sole: dei circa 400mila stranieri presenti in Piemonte (meno di uno su dieci), circa la metà nel 2017 aveva un lavoro (202mila). E se rispetto al 2005 l'aumento è stato di 90mila persone, il peso sul totale degli occupati in regione resta comunque minoritario (11%) e dunque pari alla loro presenza complessiva sulla popolazione. E il tasso di disoccupazione (17,4%) resta ampiamente superiore all'8% degli italiani. È straniero quasi un disoccupato su quattro (23%) ed è straniero anche il 28% di coloro che, pur occupato, cerca lavoro.

Ancora più complesso è il compito affidato al Piano Integrato di inserimento, che si occupa nello specifico di migranti richiedenti asilo e in fuga da Paesi in guerra. Al momento, si tratta di quasi 12mila persone tra Centri accoglienza e Sprar. E per loro il cammino di accesso all'impiego è ancora più difficile. "Chi entra attraverso il canale della richiesta asilo è ulteriormente svantaggiato rispetto ad altre categorie di immigrati - spiega Marco Sisti, direttore dell'Ires Piemonte - si può quindi parlare di un refugees gap e bisogna trovare strategie per superarlo".

Su questo tema, da poco è online il portale www.piemonteimmigrazione.it che si occupa del tema a livello regionale. Ma le difficoltà rischiano di aumentare ancora di più, spiega l'assessore regionale all'immigrazione, Monica Cerutti "a causa del decreto Sicurezza, che complica i percorsi di inserimento dei migranti. Di fatto smantella il sistema dei centri Sprar e sarà sempre più difficile accompagnare queste persone nell'inserimento sul territorio".

Ma il rischio concreto per il Piemonte qual è? "Basta pensare alle migliaia di bambini in meno che risultano nelle nostre scuole e asili - spiega Gianna Pentenero, assessore regionale al Lavoro - che non sono solo bambini non nati, ma anche famiglie tornate al loro Paese".

"Se il Piemonte non vuole rassegnarsi a essere un territorio destinato a invecchiare e ad accompagnare le persone al termine del percorso lavorativo, serve una riflessione per programmare e progettare il futuro della nostra regione".

Massimiliano Sciullo

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