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Centro | 16 novembre 2018, 08:17

Ragazzi di Stadio, quarant'anni dopo. La prima a Torino il 28 novembre

I film che presentano una continuazione del primo uscito, non sono mai facili da girare. La riproposizione di ‘Ragazzi di Stadio’, quarant’anni dopo, appare decisamente una scommessa.

Ragazzi di Stadio, quarant'anni dopo. La prima a Torino il 28 novembre


I film che presentano una continuazione del primo uscito, non sono mai facili da girare. La riproposizione di ‘Ragazzi di Stadio’, quarant’anni dopo, appare decisamente una scommessa. Contro tutto e tutti, quasi fosse un motto ultrà.
Nel 1980, il docu-film di Daniele Segre era l’impatto con una realtà, quella delle gradinate e delle curve da stadio, che iniziava ad accattivare la curiosità di molti.
Il fenomeno, di lì a poco, sarebbe esploso con tutta la sua carica propedeutica e oltre alle balconate, agli striscioni, ai fumogeni e ai cori ritmati, sarebbero stati gli scontri tra le opposte tifoserie a dominare la scena.
Sempre più insistenti, sempre più importanti e dirompenti. Gli anni 80 saranno ricordati, nella storia del movimento ultras, come il decennio più importante.
‘Ragazzi di Stadio’ è la testimonianza visiva del fenomeno e a Segre va il merito di averne colto l’attimo, con ragguardevoli fotogrammi che tracciano il dna un’epoca, di una fenomenologia sociale.
Quarant’anni dopo, il regista si rimette in gioco, con tecniche cinematografiche nuove, con metodi narrativi improntati su nuovi cliché.
Il risultato potrà piacere o meno, come in tutti i film proposti.
La sua valenza la si capirà però solo tra qualche decennio, quando capiremo se il ‘quarant’anni dopo’ avrà avuto lo stesso impatto e identico interesse del primo film in bianconero.
Questo di bianconero non avrà le immagini, ma l’esclusività del tifo, in quanto appare incentrato principalmente sulla tifoseria juventina e, tranne alcune sporadiche comparse, solo su un gruppo ultras della stessa: i Drughi.
Sicuramente per alcuni apparirà monca come continuazione, perché le prospettive delle due Curve danno un quadro d’insieme assolutamente completo e diverso, ma al di là di gruppi e faziosismi, l’identità da cogliere è la trasmutazione del fenomeno a quasi mezzo secolo di distanza. Per farlo, occorre analizzare le motivazioni, riflettere sulle problematiche generazionali e sociali, interrogarsi sui vari contesti politici: motivi che inducono molti ad abbracciare l’adesione a un certo modello di vita. Condivisibile o meno, apprezzabile o disprezzabile, ma sostanzialmente Unico.
Mercoledì 28 novembre alle ore 17.30 la prima al Torino Film Festival, presso il Cinema Massimo 1.
A voi il giudizio.

Beppe Franzo

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