"La mia candidatura non ha padri e padroni. Non è il frutto di un negoziato tra le correnti, ma rappresenta la scommessa che personalità di questo partito fanno su una persona che sanno avere autonomia politica." È chiaro e diretto Paolo Furia, 31enne biellese che il prossimo 16 dicembre sfiderà per la segreteria regionale del Pd Mauro Marino e Monica Canalis.
Se è vero che il suo nome non è imposto da "padroncini", è altrettanto vero che a sostenerlo ci sono molti ex orlandiani e emiliani. A firmare il suo appello - tra gli altri - i parlamentari Andrea Giorgis e Anna Rossomando, l'assessore regionale Gianna Pentenero, il capogruppo regionale del Pd Domenico Ravetti, il consigliere comunale di Torino Enzo Lavolta, la presidente del Comitato di reggenza del Pd Giuliana Manica, il vicesindaco di Cuneo Patrizia Manassero e il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna.
Parole chiave della sua candidatura - assieme ai temi del lavoro, ambiente ed Europa - è ricostruire, che gli consente anche di fare un affondo a colui che giudica come il suo più grande rivale per il 16 dicembre, il senatore dem Mauro Marino. "Ricostruire oggi - spiega - ci piace anche perché é il contrario di distruggere." "E non possiamo nascondere - aggiunge Furia - che mentre facciamo il congresso per rilanciare il progetto contro il M5S, qualcuno a Roma sta pensando di fare iniziative autonome, comitati civici andare in Europa per conto suo. Il problema che una parte sono sostenitori della mozione Marino".
Un invito alla coesione di apertura alle altre forze di sinistra il suo, che si estende anche alle prossime elezioni regionali. "Secondo me - spiega Furia - è necessario sedersi al tavolo con tutte le forze della coalizione e mettere sul piatto tutti i temi, dal sì alla Tav alla tutela rider, alla sperimentazione della riduzione degli orari di lavoro".
"Eventualmente sono gli altri che devono dire no e si devono chiamare fuori", ha concluso.