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Centro | 12 gennaio 2019, 07:49

Domenico e Giovanni: due fratelli nati a 1500 km di distanza Una storia di guerra, amore e destino, ambientata solo per metà in Piemonte

Torino e le campagne intorno, durante la seconda guerra mondiale, fecero da sfondo a mille storie diverse

Domenico e Giovanni: due fratelli nati a 1500 km di distanza Una storia di guerra, amore e destino, ambientata solo per metà in Piemonte

Catania (o giù di lì), 1942.

La prima volta che lo vide passeggiare sotto la finestra il cuore le balzò in gola.

Si conoscevano fin da piccoli, nati e vissuti nella stessa via a poche case di distanza. Lui crescendo si era fatto così bello: aveva gli occhi neri, i capelli folti portati all'indietro e quel sorriso storto e malandrino che faceva piegare le ginocchia a tutte le donne del paese.

Passeggiava lungo la strada e poi alzava lo sguardo verso la sua camera. Lei era un'ombra dietro il vetro, ma la sua sola presenza equivaleva ad un sì.

Si sposarono una domenica mattina di settembre. Un abito bianco ed una divisa.

Lui partì per il Nord poche settimane dopo le nozze e lei rimase ad aspettarlo. Una sposina innamorata, con la testa piena di sogni e progetti.

 

 

Torino (o giù di lì), 1943.

La prima volta che lo vide lei era in bicicletta. Con la mano sinistra reggeva il manubrio e con la destra cercava di tenere giù la gonna.

Gli altri uomini le scrutavano le gambe con quello sguardo sporco, più offensivo di qualsiasi parola. Lui no, lui la guardò in viso.

Da quel giorno s’incontrarono spesso.

A lei piaceva tanto il profumo di lui, quella leggera fragranza che riusciva a cogliere quando camminavano l'uno accanto all'altra senza mai sfiorarsi. La ubriacavano quegli occhi scuri, un pozzo in cui era impossibile non lasciarsi cadere. E poi c'era quel sorriso, storto e malandrino, che dedicava solo a lei e che le faceva piegare le ginocchia.

La sera che annunciò il suo imminente ritorno al Sud, a lei si spezzò il cuore.

Lui la rassicurò, promettendole che sarebbe tornato a prenderla. Lei decise di credergli e nell'ombra, sulla terra umida, lo amò.

Era aprile.

 

9 maggio 1943.

Un bombardamento colpì duramente la città di Palermo.

Tra le numerose vittime e le tante storie spezzate ci fu anche quella dell'uomo giovane e bello, sepolto sotto le macerie insieme al suo segreto.

 

Cinquant'anni dopo due persone ebbero finalmente l'opportunità d'incontrarsi.

Due occhi neri e profondi da una parte ed un sorriso storto e malandrino dall'altra.

"Mi chiamo Domenico. Sono nato il 10 maggio del 1943."

"Mi chiamo Giovanni. Sono nato l'8 dicembre del 1943."

 

Cinquant'anni dopo quel padre che non avevano mai conosciuto fece loro il regalo più grande: un fratello.

Torino e le campagne intorno, durante la seconda guerra mondiale, fecero da sfondo a mille storie diverse. Oggi ve ne abbiamo raccontata una, tanto bella e drammatica, da sembrare tratta da un libro. Per ovvie ragioni di privacy non possiamo dirvi di più ma, credeteci, è una storia vera, una storia che merita il suo spazio sotto la Mole. Come i suoi due protagonisti, che noi abbiamo scelto di chiamare Domenico e Giovanni.

Rossana Rotolo

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