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Cultura e spettacoli | 14 gennaio 2019, 09:42

Al TPE il «Gregorio Samsa» di Lorenzo Gleijeses firmato con Eugenio Barba e Julia Varley

In prima assoluta lo spettacolo ispirato a Franz Kafka: nuova produzione TPE, è la prima regia esterna e prima co-regia di Barba, il leggendario fondatore dell’Odin Teatret

Al TPE il «Gregorio Samsa» di Lorenzo Gleijeses firmato con Eugenio Barba e Julia Varley

Debutta in prima assoluta al Teatro Astra di Torino martedì 15 gennaio 2019 alle 21 Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, con Lorenzo Gleijeses. È una nuova produzione TPE realizzata assieme al Nordisk TeaterLaboratorium e Gitiesse Artisti Riuniti.

Lorenzo Gleijeses porta in scena la vicenda di Gregorio Samsa, un danzatore immaginario, omonimo del protagonista de La Metamorfosi di Franz Kafka. Lo spettacolo è frutto di quattro anni di confronto di Gleijeses con un maestro indiscusso dell’avanguardia teatrale mondiale: Eugenio Barba, il fondatore dell’Odin Teatret di Holstebro in Danimarca, che firma qui in oltre mezzo secolo la prima regia esterna al suo teatro e senza avvalersi dei suoi attori, e al tempo stesso la sua prima co-regia assieme a Gleijeses e a un’altra leggenda del teatro internazionale, Julia Varley.

Sul palco osserviamo Gregorio svolgere la sua routine quotidiana mentre interagisce con una tecnologia pervasiva. Il protagonista è impegnato nella continua ripetizione delle sue partiture, che deve memorizzare in vista di un imminente debutto. Ripete maniacalmente solo sei movimenti nello spazio in infinite varianti, quasi a sfidare sé stesso e i confini tra reale e immaginario. È convinto che attraverso la ripetizione sia possibile giungere a un alto livello di qualità interpretativa. La sua ricerca artistica mira alla libertà. Doppia la sua stessa vita e acquisisce una ricchezza labirintica che sarà squarciata dalla volontà di inseguire sé stesso. Il suo perfezionismo lo catapulta in un limbo in cui si erodono i confini tra reale e immaginario, lavoro e spazio intimo, fra teatro e vita quotidiana. Si scontrano, allora, le esigenze del mondo esterno e le sue profonde necessità personali.

L’atmosfera al confine tra reale e immaginario è arricchita dalle creazioni sonore e dalle luci di Mirto Baliani. La consulenza drammaturgica è di Chiara Lagani. Gli oggetti coreografici nascono da una serie di incontri con il coreografo Michele Di Stefano nell’ambito del progetto 58° Parallelo Nord: nome che trae spunto dalla latitudine di Hostelbro in Danimarca, dove hanno sede l’Odin Teatret e l’International School of Theatre Anthropology che hanno ospitato il lavoro drammaturgico condotto fra GleijesesBarba Varley.

Così Eugenio Barba racconta la genesi del lungo periodo di approccio, studio e prove: «Non riuscivo a scorgere niente in quei movimenti astratti: l’unica vaga associazione l’avevo avuta quando era al suolo e si contorceva come uno scarafaggio rovesciato sul dorso. Scherzando gli dissi che avrebbe potuto chiamare il suo spettacolo “La metamorfosi” di Kafka. Diceva Meyerhold che non bisogna mai scherzare con i pedanti, perché prendono tutto alla lettera. Lorenzo non è un pedante. Cosa sia, lo potete immaginare quando il giorno dopo, sempre nello stesso corridoio, mi pregò di vedere come aveva adattato i suoi materiali al testo della “Metamorfosi”. Durante la notte aveva registrato il testo di Kafka che adesso, nella parte finale, una voce fuori campo interpretava durante le sue contorsioni. Il risultato era embrionico, non capivo se fosse maschio o femmina, che cosa volesse diventare, se avesse vitalità per crescere durante i futuri mesi di gestazione. Ero però, impressionato dalla determinazione di Lorenzo e Mirto Baliani che nel giro di una notte avevano trasformato una battuta ironica in realtà scenica: una presa di posizione. […] Non conosco l’arte di rimanere a galla da solo. Allora cerco la mano di un altro – un individuo disperato, fiducioso, ambizioso o ingenuo, ferito profondamente o che vuole scappare da sé stesso. È un individuo pronto a spingere il mare insieme a me verso quel muscolo che pompa sangue. E quando esausti sentiamo che è impossibile, il mare è una goccia che cola azzurra sulla gota di uno spettatore. Suona sentimentale, ma lo sforzo ne vale la pena».

Comunicato stampa

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