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Eventi | 09 marzo 2019, 10:00

Una favola di attese nella multiculturale Porta Palazzo: "Sono i bambini a insegnarci come tornare umani"

Il regista torinese Stefano Di Polito presenta in anteprima assoluta stasera al Cinema Massimo il documentario "Waiting", in concorso al gLocal Film Festival

Una favola di attese nella multiculturale Porta Palazzo: "Sono i bambini a insegnarci come tornare umani"

A Porta Palazzo c’è un orologio fermo da anni. Per l’intero quartiere sembra così che il tempo non passi mai, nell’attesa immutabile di un fatto, una novità, un cambiamento. Da qui è scoccata la scintilla creativa per il nuovo film del regista torinese Stefano Di Polito, Waiting, documentario in concorso al gLocal Film Festival che verrà presentato in anteprima assoluta questa sera, alle ore 20.30 al Cinema Massimo.

Alla vigilia di uno spettacolo teatrale, i bambini di due classi elementari si raccontano, tra le prove per il saggio e la quotidianità infantile in un quartiere multietnico. “Quando sono venuto a vivere qui – racconta Di Polito – mi sono subito reso conto di quanto fosse elevata la percentuale di famiglie straniere. I figli di immigrati raggiungono il 95% della popolazione scolastica. Mi affascinavano i diritti dei minori in un contesto che giudico un vero laboratorio di democrazia. Perché quei bambini sono a tutti gli effetti italiani, ma ancora attendono una legge che li tuteli”.

Dopo il successo del nostalgico Mirafiori Luna Park nel 2015, i regista sposta ora lo sguardo sull’attualità e il futuro che l’attende: “Là c’era l’aspetto poetico ed evocativo degli operai in fabbrica. Qui volevo realmente entrare in contatto con gli abitanti stranieri di Porta Palazzo, conoscere le loro storie. E da parte loro c’è stata fin da subito la piena disponibilità a raccontarsi. Sentivano il bisogno di farlo”.

Un film di denuncia che, attorno al nucleo “favolistico” della recita dei bambini, costruisce una marcata critica delle discriminazioni in atto nella società, con un appello a reagire rivolto a chi ancora non ha preso posizione. “Tema centrale è l’attesa. E ciascuna famiglia aspetta qualcosa a suo modo. C’è l’ansia per il lavoro, la paura di perdere la casa. Ma ogni genitore ha come primario obiettivo quello di dare un futuro ai propri figli, perché in qualche modo il fatto stesso che ci siano li induce a superare con forza qualsiasi difficoltà”.

E mentre si delinea la speranza nello Ius Soli, non svanisce dalla memoria il ricordo di quando a sentirsi chiamare “immigrati” erano gli stessi italiani. “Per questo – insiste Di Polito – i diritti dei minori dovrebbero essere il primo tema da trattare, qui a Torino”. E l’orologio immobile ben rappresenta lo stallo di un intero Paese, mentre le richieste dei più piccoli risuonano limpide, chiare, disarmanti nella loro semplicità. “Nella favola sono i bambini a spiegarci che cosa si può fare per sbloccare il tempo – conclude Di Polito –. Osservando da vicino come funzionano gli orologi antichi, scoprono che il contatto tra gli ingranaggi deve essere perfetto. La stessa soluzione dovrebbe funzionare nella vita di tutti i giorni. Per interrompere l'attesa e tornare a prenderci cura di chi vive attorno a noi, l'unica soluzione è ristabilire il contatto tra gli esseri umani”.

Manuela Marascio

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