"Un impegno mantenuto e un efficace lavoro di squadra, tra Giunta, Consiglio regionale e associazioni, per garantire un diritto alle donne e alle famiglie piemontesi", così la consigliera regionale Nadia Conticelli commenta l’approvazione della delibera della giunta regionale che innalza a 46 anni l’età per la procreazione assistita sia omologa sia eteronoma e da tre a sei i tentativi previsti.
"Finalmente anche il Piemonte può essere annoverato tra le Regioni in cui il diritto di tutte le donne di poter diventare madri è sancito e tutelato. Fondamentale è stata la determinazione e la costanza con cui questa battaglia è stata portata avanti dalle donne dell’associazione Pma in Piemonte. Un esempio virtuoso di stimolo e collaborazione con le istituzioni. Ora si tratta di garantire al meglio l’effettivo esercizio di questo diritto, che completa le azioni di tutela della salute della donna che in questa legislatura abbiamo messo in campo, dal potenziamento dei consultori al codice rosa dei Pronto Soccorso, alla legge sul femminicidio fino all’oncologia di genere".
"La decisione della Giunta regionale di alzare a 46 anni il limite di età per accedere alla procreazione medicalmente assistita, sia omologa sia eterologa, è un grande segnale di civiltà. Il Piemonte, quindi, è fra le prime Regioni italiane ad aver recepito le indicazioni dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), non ancora applicati da questo governo". Lo afferma la consigliera regionale dei Moderati, Stefania Batzella. Il provvedimento della Giunta prevede anche che i cicli di fecondazione assistita rimborsati dal Servizio sanitario nazionale passino da tre a sei. "Si tratta - dice Batzella - di una decisione che ha tenuto conto delle richieste delle donne. Finora chi si sottoponeva a tre cicli senza successo era costretta ad andare all'estero o a rivolgersi a strutture private, spendendo migliaia di euro. Un diritto, quindi, solo per chi poteva permetterselo. Da oggi, finalmente, non sarà più così".