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Attualità | 06 maggio 2019, 09:20

Sport a impatto zero, viali e un ex rettilario “culturale”: così il Michelotti ritrova la sua natura

L’intento delle linee guida approvate dal Comune di Torino è di renderlo un “parco urbano a elevata naturalità”, accessibile a tutti, valorizzando la sponda fluviale con la vegetazione. Previste anche aree didattiche e laboratori sostenibili

Sport a impatto zero, viali e un ex rettilario “culturale”: così il Michelotti ritrova la sua natura

No alla privatizzazione degli spazi verdi, massima accessibilità e cura del patrimonio floro-faunistico. E, ancora, attrezzature sportive removibili che non impattino sull’ambiente, valorizzazione dei viali pedonali e una nuova vita per la struttura che ospitava il rettilario dell’ex zoo, unico immobile da salvaguardare nella demolizione degli edifici presenti. È questo l’orizzonte futuro che abbraccia il parco Michelotti, così come espresso nelle linee guida approvate dal consiglio comunale di Torino la scorsa settimana.

La grande area verde di 30 mila metri quadrati in corso Casale sarà di fatto un “parco urbano a elevata naturalità”, secondo le indicazioni dell’assessorato all’ambiente, uno spazio aperto “dove la natura possa ritrovare i suoi equilibri”. Un orientamento che giunge al termine del lungo percorso partecipato durato circa un anno tra il tavolo di partecipazione civica, i cittadini e le associazioni del territorio.

Tra i punti indicati nel documento, la rimozione dell’attuale recinzione, che verrà sostituita da assi di legno e siepi. L’intero ambiente naturale dovrà essere fruibile da pedoni e ciclisti sia sul versante del fiume, sia lungo il viale dei platani, con numerosi sentieri trasversali. Saranno garantiti servizi igienici gratuiti, fontanelle, illuminazione a led, rastrelliere per biciclette e un’area cani.

Nonostante la forte opposizione della Circoscrizione 8 e di alcuni consiglieri comunali di minoranza, i fabbricati dell’ex zoo verranno abbattuti, a eccezione, appunto, del rettilario, esempio di architettura neoespressionista progettato da Ezio Venturelli nel 1959. La struttura verrà infatti riutilizzata per attività culturali e divulgative. Sfumato il progetto della famiglia Grilli di Alfa Teatro – che avrebbe voluto impiantare al Michelotti un museo della marionetta con annessi spettacoli e corsi teatrali –, sarà questa l’unica traccia residuale della “mano dell’uomo” nell’ampio contesto naturale di riferimento. E già Assemblea Michelotti, gruppo ambientalista costituito pochi anni fa per contrastare il progetto Zoom, ha lanciato una suggestione, con l’idea di coinvolgere eventualmente l’Orto Botanico e dipartimenti di Agraria e Scienze Naturali nella creazione di un polo florovivaistico con tanto di serre. Ma su questo aspetto la Città ancora non si pronuncia.

È certa invece l’intenzione di dare il più possibile visibilità al patrimonio vegetale sulle sponde del fiume. Tutti gli elementi presenti saranno conservati ed evidenziati da cartelli esplicativi sulle diverse specie. Verrà inoltre messa a dimora nuova vegetazione particolarmente adatta all’avifauna del parco, per un ampliamento progressivo del già esteso polmone verde.

L’assessorato, infine, chiarisce che, nel progettare le aree dedicate ai laboratori e alle attività di educazione ambientale (facendo anche riferimento all’Università di Torino), saranno coinvolte in pieno le associazioni e i cittadini interessati, per creare un ambiente attrattivo in linea con i desideri dei suoi fruitori.

Intanto, per la fine del 2019, come annunciato dall’assessore Alberto Unia già lo scorso febbraio, è prevista la riapertura al pubblico della punta nord del Michelotti, dalla bocciofila Sis sul ponte di corso Regina Margherita al rettilario. La previsione di spesa per la sistemazione del resto dello spazio, compresa la demolizione delle strutture, è di 950 mila euro. 

Manuela Marascio

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