Il matrimonio tra FCA e Renault sullo sfondo, a dimostrazione che tra Italia e Francia, Piemonte e Francia, Torino e Francia le occasioni di contatto non mancano. Ecco perché i giovani guardano sempre con maggiore curiosità al di là delle Alpi. Dove una volta passava Annibale con gli elefanti, ora sono le occasioni di lavoro e di sviluppo ad attraversare il confine.
Ecco perché, per la prima volta a Torino, i laureati con doppio titolo di laurea italiana e francese si sono confrontati con 14 aziende internazionali per gettare le basi di un futuro lavorativo, grazie alla mediazione della Rete TIME (Top industrial Managers Europe). Erano oltre 50 e hanno incontrato i rappresentanti di marchi di primissimo piano come Lavazza, BNP Paribas, Santander, Edison: sono loro l'avamposto, del Politecnico di Torino ma non solo, delle nuove generazioni di laureati e delle nuove professionalità. Ragazzi formati con competenze di alto livello, ma anche già abituati a "giocare" su due tavoli nazionali diversi conoscendo caratteristiche e inclinazioni. I numeri dicono che soltanto nell'ultimo anno accademico sono attualmente 37 gli studenti del Politecnico di Torino che studiano in Francia e a settembre ne sono arrivati 56 dal Paese transalpino.
"Tra Italia e Francia si fa e si sta facendo molto e da diversi anni. È la prima volta che si fa questo evento a Torino, ma il Politecnico fa parte di questa organizzazione da molti anni e abbiamo già percorsi didattici e di laurea in collaborazione con realtà francesi universitarie. Il profilo degli studenti è molto elevato e questi ragazzi che hanno passato molto tempo in Francia dispongono di competenze in più rispetto ai coetanei, si sanno adattare bene alle situazioni nuove, anche problematiche: è una formazione non solo tecnica, ma anche umana", spiega Carla Fabiana Chiasserini, delegata del rettore del Politecnico di Torino per l'accompagnamento al lavoro.
Ma perché il francese e la Francia, in un periodo in cui accanto all'inglese (un evergreen, appunto) emergono piuttosto Cina e altri orizzonti mondiali alternativi? "Conta la vicinanza geografica, di sicuro - spiega Chiasserini -. E poi il francese è insegnato già a partire dalle medie e dunque c'è una base di linguaggio. Poi la Francia ha enti di livello eccellente. E poi abbiamo flussi bilanciati: sono tanti i francesi che vengono da noi". E ancora, a livello di competenze, sono tutti o quasi i rami dell'ingegneria a essere coinvolti: "Dalle statistiche che abbiamo, i flussi sono piuttosto distribuiti. Non ci sono specialità emergenti, ma nemmeno percorsi che rimangono fuori".
"Sono parecchie le aziende francesi che operano qui, a Torino ed in Piemonte così come sono numerose le nostre aziende che lavorano oltralpe - aggiunge Massimiliano Cipolletta, vicepresidente Unione Industriale di Torino -. Alcune, in prevalenza grandi imprese, sono presenti qui oggi per entrare in contatto con ragazzi skillati, non solo di competenze tecniche ma anche di una sensibilità e di una cultura -del business e della ricerca – specifiche".
"Penso si tratti di una buona chance per i ragazzi per valutare opportunità di stage o di inserimento lavorativo così come lo è certamente per le aziende che hanno modo di incontrare potenziali collaboratori già molto profilati sulle loro esigenze - aggiunge -: i rapporti economici fra di Italia e Francia sono rilevanti: basti dire la Francia pesa il 10,5% dell’export italiano e costituisce la seconda destinazione commerciale, a ridosso della Germania. Per Torino ed il Piemonte i legami sono ancora più fitti. La storia, la lingua, le comuni tradizioni, i flussi migratori del passato, la vicinanza geografica ci rendono realtà simili e integrate".