Nove ore di tempo per incontrarsi e magari fare scoccare la scintilla affinché si possa arrivare a un matrimonio tra buone idee e business. È nato con questo spirito l'appuntamento con il TechShare Day, uno dei primi eventi della Italian tech week: 300 inventori provenienti da 30 università italiane a caccia di un partner aziendale con cui affrontare il mercato.
Tra Politecnico e Università di Torino (in via Nizza, presso Biotecnologie) sono state 140 le tecnologie messe in vetrina. I brevetti - solo al Politecnico - erano 70, di cui 19 dell'ateneo scientifico torinese.
E gironzolando tra le postazioni si trova di tutto, a 360 gradi. "Highteck" per esempio è la startup che affonda le radici al Politecnico e propone un simulatore in grado di predire l'evoluzione degli incendi boschivi, sfruttando le immagini termosensibili, ma anche la direzione del vento e altri parametri in grado di alimentare l'algoritmo. "Toothpic", invece, da I3P (spin off del Politecnico) propone uno strumento di identificazione degli utenti grazie alle "imperfezioni" contenute automaticamente nella fotocamera dei telefoni cellulari. Tra i vantaggi, oltre alla sicurezza e all'usabilità, c'è la diffusione dello smartphone rispetto ad altri strumenti come un uso alternativo a strumenti come le chiavette della banca o simili.
Quasi fantascienza quella di Aquaseek, nato da un gruppo di ricercatori del Politecnico da vari dipartimenti. L'obiettivo è produrre acqua liquida dall'aria estraendo l'umidità anche in posti molto aridi. Può funzionare anche nel deserto, con tassi di umidità minimi. Ma gli usi sono molteplici: dal campo alimentare a quello della produzione dell'acqua distillata (almeno 50 litri al giorno) utilizzabile per coltivare, ma che può anche essere resa potabile. I contatti sono avviati, anche con alcune ong che operano in zone disagiate del pianeta come il Sudan.
"Mettiamo in campo tutte le capacità e le risorse per individuare le migliori idee - dice Giuliana Mattiazzo, vicerettrice al trasferimento tecnologico - e per aiutarle, con una corretta gestione della proprietà intellettuale, a dialogare e stringere accordi con l'impresa".
Sul fronte dell'Università di Torino, l'orientamento delle proposte è decisamente più spostato verso il bio medicale: dalle cure per contrastare le resistenze ai chemioterapici alla medicina personalizzata nella lotta al carcinoma della cervice. E ancora: le cure per le malattie cardiovascolari, per l'ischemia, la diagnostica precoce per il tumore del cavo orale, la diagnosi in vitro per il tumore della vescica e addirittura un pancreas artificiale. Spazio però anche al cibo, come la pastorizzazione, il confezionamento dei cibi, le membrane per il trattamento delle acque o l'uso di esaltatori dei gusti tramite gli acidi grassi.
"Possiamo mostrare a tutti che ciò che si studia nelle università non è avulso dalla realtà, ma può trovare applicazioni pratiche. La sinergia tra i due atenei torinesi ancora una volta è messa a disposizione del nostro territorio", conclude Silvio Aime, vice rettore per la ricerca scientifica e il trasferimento tecnologico dell'Università di Torino.