Prende il via la quindicesima edizione di Torino Spiritualità, dedicata quest'anno alle tante dimensioni del buio e alle sfumature dell'ombra e della veglia. “Ad infinita notte”, fino al 29 settembre, condurrà il pubblico in un cammino lungo quattro giorni per crescere, come sempre, attraverso l’incrocio di fedi, culture e religioni.
La giornata inaugurale si apre oggi, come da tradizione, nella Chiesa di San Filippo Neri, che alle ore 18.30 ospiterà un inedito dialogo tra il priore della Comunità di Bose Luciano Manicardi e il maestro del cinema horror Dario Argento. Con il curatore della rassegna Armando Buonaiuto i due ospiti si avventureranno nel regno delle paure: reali, sognate, incontrollabili o dissolte.
A seguire, dalle ore 21.30, la serata continua con un doppio appuntamento. Al Teatro Carignano Neri Marcoré salirà sul palco, accompagnato dalle sonorizzazioni dei Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo, per una lettura tratta da L’avversario, il romanzo-verità di Emmanuel Carrère, che esplora lucidamente i fantasmi in sommossa nel cuore umano.
Alla Scuola Holden sarà invece Ascanio Celestini a prendere parola in dialogo con il filosofo Simone Regazzoni. Un incontro in collaborazione con Festival delle Migrazioni, dal titolo Notizie dal margine: periferie, invisibilità e penombra. Come il buio, che esiste in relazione alla luce, così la periferia esiste in relazione al centro, del quale è il margine più estremo e, quasi sempre, meno illuminato. Nel teatro di narrazione dell'autore romano, però, è proprio questo margine a guadagnare il centro della scena, e accade allora che dai bordi emergano storie di un’umanità altrimenti invisibile.
Armando Buonaiuto, il tema di quest'anno è la notte. Perché scegliere di indagare il buio e quali connotazioni assumerà all'interno del festival?
C'è un frammento di un verso di William Blake a me molto caro, che recita appunto "Nascono alcuni al soave diletto, nascono alcuni ad infinita notte". Da tempo volevo realizzare un'edizione dedicata a ciò che luce non è. Mi interessava perché la notte è infinita ed è infinitamente capace di accogliere tutte le nostre inclinazioni. C'è chi ne è sedotto, chi prova spaesamento, paura. Ma, in ogni caso, è un momento in cui ciascuno di noi deve fronteggiare se stesso. Diventa anche emblema di quella componente ombrosa che tutti custodiamo e non conosciamo abbastanza.
Questa è forse la prima edizione di Torino Spritualità in cui la riflessione e l'esercizio del pensiero trovano uno spazio preciso di collocazione: l'ambiente notturno. C'era bisogno di sostare in un luogo sicuro?
Sicuramente la notte è un nido che ci protegge. Dal punto di vista spirituale, è anche il nostro timone, dove la voce di Dio incontra le tensioni dell'uomo e risponde alle sue preghiere. E' sì un luogo di nascondimento, ma anche di rivelazione.
Spesso, soprattutto nelle cronache attuali, si utilizzano termini come "oscurantismo" e "tempi bui" per descrivere l'andamento negativo del mondo. Nel festival questa semantica trova spazio o sono espressioni abusate?
Nella sezione dedicata alla veglia cercheremo di affrontare anche questo aspetto. In certi periodi della vita bisogna essere delle vedette sempre accorte, tenere d'occhio i cambiamenti sociali, non lasciare che gli eventi rotolino su un piano inclinato senza controllo. Però, è vero, ci stiamo abituando a dire, rassegnati, che viviamo in tempi bui, anziché cercare concretamente dei fari con cui orientarci in questa notte.
A inaugurare il festival sarà Dario Argento, Maestro dell'horror. Una scelta interessante, se si pensa che il suo nome è generalmente accostato al terrore e all'inquietudine...
Per l'incontro di apertura mi sono ispirato al versetto del Salmo 90 che recita: "Non temerai i terrori della notte". Parlando di paura, non potevo non pensare subito ad Argento, mettendolo però volutamente a confronto con un uomo illuminato come il priore di Bose, Luciano Manicardi. Dev'essere chiaro che la notte c'è, esiste, dobbiamo affrontarla, anche se è paurosa. Loro due sono degli alfieri in grado di guidarci. Allo stesso modo, l'intervento di Ascanio Celestini, che nei suoi lavori porta sempre l'attenzione sui margini e le periferie, permette a tutti gli esclusi dalla società di ricevere piena luce al centro del palco. Lo sguardo viene portato nei terreni del buio: c'è tanta vita che rimane troppo fuori dal campo visivo.
Si è immaginato un destinatario ideale, nello stilare il programma del festival? Chi vorrebbe far emergere dalla notte per condurlo in questo cammino di rinnovamento spirituale?
Il target, come ogni anno, è sempre molto variegato. Ciascuno di noi ha una parte più o meno consistente di buio, dentro. Declinare varie accezioni della notte, come abbiamo cercato di fare, è un modo per incontrare i bisogni di ognuno, offrendo un ventaglio il più vasto possibile. Vorremmo che tutti trovassero una fluorescenza da seguire, in mezzo a proprio buio.