"Elon Musk? È stato un pioniere, ma fin dall'inizio ero sicuro che il vero problema delle emissioni inquinanti non erano le automobili, ma i mezzi pesanti". Così Trevor Milton, fondatore e amministratore delegato di Nikola Motor Company, sintetizza la visione che ha portato a Nikola 3.
Il mezzo pesante che si prepara a rivoluzionare il settore e il mercato, puntando su un'alimentazione elettrica e, successivamente, a idrogeno.Per farlo, la start up statunitense ha cercato partner da questa parte dell'oceano. E li ha riconosciuto in Iveco e FTP industrial, pianeti della galassia automotive torinese con cui è scoppiato l'amore nel 2019. Una passione divorante, visto che nel giro di pochi mesi è proprio Torino a ospitare la due giorni di presentazione di questo "bisonte" delle strade, ma amico dell'ambiente. "Nikola 3 è un nome che vuole essere un omaggio al fisico Tesla - prosegue Milton -, ma non ha nulla a che fare con la casa produttrice delle auto elettriche".
Addio dunque ai tir che sgasano nelle strade di campagna o che, in fila lungo le autostrade, restano col motore acceso emettendo nubi di scarico dalle marmitte. Nasce una nuova alleanza di colossi per arrivare al mezzo pesante del futuro, a zero emissioni.
Il programma prevede che dal 2021 si farà sul serio, a livello di vendita e uso dei veicoli elettrici, anche se già nella seconda metà del 2020 cominceranno i test su strada. E sempre nel 2021 entreranno in scena i prototipi a idrogeno, che saranno poi consegnati nel 2023. Un tempo medio lungo, indispensabile però per garantire affidabilità e durata.
"Sarà una joint venture al 50% e sarà basata sul footprint Iveco già presente in Europa - garantisce Gerrit Marx, presidente dei Veicoli Commerciali e Speciali di CNH Industrial -. Stiamo ancora partendo e nel corso della joint venture vedremo dove e come sarà meglio sviluppare la nostra attività".
Di certo, Torino è pronta a recitare un ruolo importante, visto che già da qualche mese è proiettata nell'assemblaggio delle batterie e in un recente passato era già stata comunicata la direzione che porta alla realizzazione degli assali elettrici. "Sulla base della reazione del mercato, allora decideremo dove stabiliremo la nostra rete distributiva - sottolinea Milton -. Stiamo già ricevendo un sacco di ordini per Nikola 3, più di quanti possiamo costruirne adesso. Non tanto per fare camion, ma per formare la rete, i venditori e così via. Per noi in Europa sarà una joint venture esclusiva con Iveco".
E se il futuro sembra a portata di mano ("Basteranno 10-15 minuti per fare il pieno a idrogeno, come succede ora con il gas", dice il fondatore dell'azienda Usa), allo stesso tempo il presente non prevede sbalzi improvvisi, ma continuità. "Ftp da sempre è stato partner di Iveco nella produzione dei motori e con loro riusciremo a seguire alla velocità di sviluppo che ha Nikola. Continueremo però - garantisce Marx - a investire su gas naturale e a combustione interna, ma a emissioni sempre più limitate, perché ci vorrà tempo prima che il comparto si sposti sull'elettrico".
Il fattore tempo, comunque, sarà decisivo: "Tutti i grandi marchi si muoveranno presto su questo mercato - ammonisce Milton - noi abbiamo avuto la capacità di agire per primi. Servirà del tempo, ma prima la tecnologia avanzerà su questo fronte, prima il mercato si riposizionerà". E sulla guida autonoma, "Nicola 3 è pensato per arrivare fino a un grado 4 o 5 di autonomia, ma non saremo noi a costruire la struttura per la guida autonoma. Ma sarà pronto per questo passaggio".
Un ruolo importante, in questa partnership, sarà giocata dunque da CNH, che possiede i due marchi Iveco e FTP. "Al primo appuntamento è stato amore a prima vista - garantisce Annalisa Stupenengo, presidente di Powertrain, CNH Industrial -. Eravamo pionieri dei carburanti alternativi e ora vogliamo dare il nostro contributo anche in questo nuovo scenario, in una partnership di mutuo supporto. Continuiamo a lavorare però ancora nel diesel e nei motori a combustione interna, ma lavoreremo per fare in modo che sia sempre più sostenibile''.
''Per Torino - conclude - la creazione di un ruolo per la produzione di batterie speriamo che sia da stimolo per il resto del settore".