"Vedere molti importanti pronto soccorso piemontesi semivuoti a Capodanno è un evidente sagnale che qualcosa non funziona", sottolinea Francesco Coppolella, segretario generale del sindacato infermieristico Nursind.
"A parte alcune realtà della provincia perennemente in crisi per svariati motivi, molti pronto soccorso nella notte e durante la giornata di Capodanno risultavano deserti rispetto a quello che generalmente si vede anche in normali giornate. Che ci sia un utilizzo improrio dei cittadini del pronto soccorso è cosa risaputa, anche le motivazioni che portano i cittadini a servirsi impropriamente di questo servizio sono state spesso evidenziate: Cultura errata, mancanza di servizi alternativi, poca presenza di servizi territoriali e domiciliari, poca fiducia nei medici di medicina generale, rapido accesso ad esami, ecc. Se sono abbastanza chiare le responsabilità dei cittadini, non è ancora evidente quali soluzioni si vogliono adottare per arginare questa criticità".
"Addossare tutta la colpa ai cittadini non è la soluzione, anche perché si è spesso portati ad un utilizzo improprio del pronto soccorso per carenza di risposte alternative, specie per certe fette di polpolazioni fragili. E’ in arrivo inoltre il picco influenzale e a parte qualche nuova soluzione apportata da alcune aziende, i piani per affrontare l’ iperafflusso non sembrano assere diversi da quelli degli scorsi anni. Le case della salute che servivano a dare una risposta a questa problematica e tanto sbandierate dal precedente governo regionale hanno miseramente fallito, non perché non sono utili ma perché quelle annunciate e create in Piemonte sono scatole vuote, con pochi strumenti a disposizione, senza alcun collegamento con gli ospedali e con i medici di medicina generale".
"Le criticità legate agli anziani e quindi alle cronicità che molto spesso affollano i pronto soccorso, che necessitano di ricoveri e quindi di posti letto non sono state ancora affrontate in maniera organica. Senza contare le difficoltà a dimettere persone anziane con malattie croniche che non possono avere risposte adeguate a domicilio. Servono percorsi alternativi in ospedale, sul territorio e a domicilio. Ambulatorio a gestione infermieristica per i codici di minor priorità, l’infermiere di Famiglia, potenziamento della domiciliartà sono solo alcuni dei provvedimenti da adottare, oltre a dare impostazione adeguata alle case della salute".
"Gli infermieri infatti possono e devono giocare un ruolo importante per dare risposte concrete attraverso la valorizzazione delle loro competenze e un incremento appropriato delle dotazioni organiche. Il pronto soccorso non può essere zona franca come gli stadi. Anche in questo caso ci aspettiamo interventi incisivi, con investimento di risorse adeguate", conclude Coppolella.