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Sanità | 13 aprile 2020, 17:55

Con Medici Senza Frontiere opera nelle case di riposo contro il Coronavirus: la storia di Barbara Maccagno (VIDEO)

Medico internista di 50 anni ha lavorato in ogni angolo del mondo e oggi lotta contro il Covid-19 in Italia: “Questa è un'emergenza senza precedenti che ha sicuramente cambiato il nostro modo di vivere nel quotidiano. Se ognuno di noi farà la sua parte, il virus lo possiamo vincere”

Con Medici Senza Frontiere opera nelle case di riposo contro il Coronavirus: la storia di Barbara Maccagno (VIDEO)

Lavora con Medici Senza Frontiere dal 2003. È stata in molti paesi africani, nel Sud-est asiatico, in America Latina, Medio Oriente ed Europa. In Siria, Iraq, Yemen, Angola, Haiti, tanto per citarne qualcuno. Operando come medico internista in diversi contesti, tra epidemie di meningite, morbillo, malaria, ebola, HIV, colera e affrontando situazioni di guerra e di conflitto.

Barbara Maccagno - 50 anni, originaria di Bra e torinese d'adozione - oggi sta lavorando in Italia per combattere il coronavirus sul territorio. È la coordinatrice degli interventi di Medici Senza Frontiere nelle strutture per anziani delle Marche, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) e la Regione.

Un lavoro che dura ormai da tre settimane. “Il nostro intervento è focalizzato sul rinforzo delle misure di prevenzione all'interno delle strutture e sulla mitigazione della diffusione del virus - spiega Barbara Maccagno -: ci occupiamo di riorganizzazione degli spazi e del corretto utilizzo dei dpi (dispositivi di protezione individuali, ndr). Abbiamo collaborato e partecipato alla formazione dei medici che fanno parte delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che operano sul monitoraggio domiciliare. Inoltre una parte del team si occupa anche del supporto mentale degli operatori sanitari e degli ospiti”.

Dopo aver lavorato in tutto il mondo, che effetto le fa combattere il Coronavirus in Italia? Quale apporto potete dare con l'esperienza di MSF?

“Effettivamente è una situazione particolare. Siamo molto dispiaciuti che la pandemia abbia colpito il nostro paese. Come Medici Senza Frontiere ci caratterizza l'esperienza di aver lavorato su altre grosse epidemie nel mondo. Abbiamo una modalità di lavoro e una strategia che non è comune in Italia”.

Come giudica il lavoro svolto finora contro il Coronavirus nel nostro Paese?

“Io credo che le autorità italiane abbiano fatto molto. Tuttavia nessuno era preparato a rispondere a una pandemia di quasta ampiezza. Nelle nostre attività incontriamo ogni giorno operatori sanitari impegnati in prima linea contro il Coronavirus. Da molte settimane lavorano senza sosta in una situazione di totale eccezionalità. Molti di loro vivono nella paura di poter contagiare i propri cari. Per questo motivo abbiamo sviluppato una parte specifica della formazione su tutte quelle misure e regole da seguire in casa per tenere il virus fuori dalla porta”.

Quali le regole base da seguire?

“Sono regole che dovrebbero valere per tutti. Serve un'igiene accurata delle mani sempre e più volte al giorno, con sapone o soluzioni idroalcoliche. Poi è necessario mantenere il distanziamento sociale anche nella stessa stanza a 1/1,5 metri dai componenti della propria famiglia. Poi è bene aerare i locali e, dove possibile, usare un bagno separato e non condividere biancheria e asciugamani con altri. Serve a proteggere se stessi e gli altri, ma sappiamo bene che non è facile, anche perché spesso si devono controllare movimenti e azioni istintivi”.

Quale il livello di preparazione di medici e operatori sanitari che avete trovato?

“Sicuramente il livello di preparazione che potevamo avere tutti nei confronti di una malattia di questo tipo. Si sta imparando giorno per giorno. Chi è medico o operatore sanitario deve mettere in conto di lavorare in situazioni a rischio e indossare mascherine e occhiali particolari come dpi. Quel che è certo è che abbiamo trovato una buona collaborazione, tanta voglia di fare e molto entusiasmo”.

Nelle Marche state lavorando in supporto alle case di riposo. Le era mai capitato prima d'ora di lavorare a stretto contatto con gli anziani? Quali le difficoltà?

“In effetti non mi era mai capitato. Le rsa rappresentano una situazione ancora diversa rispetto al contesto generale che sta vivendo l'Italia. Ospitano persone di per sé già vulnerabili e molto più a rischio per il Coronavirus. Le rsa non sono ospedali e quindi c'è l'aspetto fondamentale della quotidianità di cui bisogna tenere conto. Gli anziani non sono pazienti, bensì ospiti e gli operatori sanitarii devono accudirli. C'è un contatto diretto con l'operatore, esistono aree di socialità per pranzo comune e attività ludiche. Con l'emergenza Covid-19 tutto questo è saltato. Occorre quindi rivedere sia il modo di lavorare che quello di vivere la struttura. Teniamo anche contro del fatto che le visite dei parenti sono state annullate da più di un mese. Non è cambiato l'atteggiamento dell'operatore nei confronti dell'anziano, ma deve indossare i dispositivi di protezione individuali che possono rappresentare quasi un distacco della relazione”.

C'è qualcosa che l'ha toccata particolarmente in questa esperienza?

“L'empatia che gli operatori non hanno mai smesso di avere nei confronti degli anziani. Molti operatori si sono ammalati ed erano preoccupati, oltre che per se stessi, di dover lasciare soli gli ospiti delle strutture. Una forza di volontà e un'empatia davvero molto toccanti”.

Niente sarà più come prima in Italia? Supereremo questa crisi?

“Questa è un'emergenza senza precedenti che ha sicuramente cambiato il nostro modo di vivere nel quotidiano. La regola di base è 'proteggi te stesso e proteggi la tua comunità' per cui, se ognuno di noi farà la sua parte, il virus lo possiamo vincere”.

MSF ha scelto di lavorare nelle strutture per anziani, in collaborazione con il sistema sanitario nazionale e locale, per aiutare le comunità fragili di fronte al Covid-19.
Oggi sono oltre quaranta gli operatori MSF impegnati nella risposta al coronavirus in Italia per condividere la propria esperienza nella gestione delle epidemie, nelle Marche e in Lombardia. Oltre all’Italia l’intervento di MSF in risposta alla pandemia di Covid-19 si estende in oltre 40 paesi tra Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania e Sudamerica. I team di MSF composti da medici, infermieri, logisti, promotori della salute e psicologi stanno mettendo a disposizione la propria esperienza nella gestione di epidemie supportando ospedali e centri di salute, formando gli operatori sanitari sulle misure per contenere il virus, e proteggendo persone vulnerabili come anziani, senzatetto e rifugiati, in collaborazione con le autorità sanitarie locali dei diversi paesi.


Per supportare tutte queste attività MSF ha lanciato il fondo Emergenze Covid-19 a cui tutti possono contribuire su www.msf.it/coronavirus

Cristina Mazzariello

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