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Eventi | 15 maggio 2020, 13:43

L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte chiede che le famiglie siano riconosciute nella loro complessità ed eterogeneità

In occasione della Giornata Internazionale della Famiglia

L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte chiede che le famiglie siano riconosciute nella loro complessità ed eterogeneità

Il 15 Maggio si celebra la Giornata Internazionale della Famiglia, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994. L’Onu considera la famiglia come il “fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. Da qualche anno, la dicitura ufficiale di questa festa è stata cambiata dalle Nazioni Unite in The International Day of Families, dove la forma al plurale di “famiglie” ha lo scopo di includere tutti i diversi modelli di famiglia che la modernità ci sta presentando. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di vedere la famiglia come una risorsa di nuove possibilità.

L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene per sollecitare le istituzioni a un maggior impegno perché le famiglie siano riconosciute nella loro intrinseca complessità ed eterogeneità.

La famiglia di oggi - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) - è caratterizzata da maggiore complessità, da elementi di frammentarietà ed eterogeneità. Gli assistenti sociali lo sanno bene, il lavoro ci porta tutti i giorni a lavorare dentro i servizi, con e per le famiglie. Stiamo toccando con mano i drammi sociali che l’emergenza sanitaria e il forzato lockdown hanno involontariamente generato all’interno del sistema delle famiglie piemontesi. La convivenza forzata ha fatto emergere gli elementi di crisi all’interno dei singoli nuclei familiari, amplificandoli e rendendoli ancora meno gestibili in un contesto dove gli interventi di tipo sociale devono tenere conto di innumerevoli aspetti di tipo sanitario. I servizi oggi si trovano a gestire questa situazione che si evidenzia nella sua drammaticità sia in riferimento a temi come la violenza intrafamiliare, la gestione di persone con disabilità o il supporto ad adolescenti che si affacciano al mondo della devianza sia perché la mancanza di reddito inasprisce il nervosismo, l’aggressività e condiziona negativamente il modo di vedere le cose”.

Oltre a ciò, ci sono delle evidenze empiriche da tenere in considerazione per la progettazione di interventi in modalità online. L’Istat con il documento “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”, reso noto il 6 aprile 2020, mostra che negli anni 2018-2019, ben il 33,8% delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa, il 47,2% ne ha uno e il 18,6% ne ha due o più. La percentuale di chi non ne possiede sale al 70,6% tra le famiglie di soli anziani (65 anni e più), ma scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minorenne. Nel 2019, il 92,2% dei ragazzi di 14-17 anni ha usato internet nei 3 mesi precedenti l’intervista, senza differenze di genere. Tuttavia meno di uno su tre presenta alte competenze digitali (il 30,2%, pari a circa 700 mila ragazzi), il 3% non ha alcuna competenza digitale mentre circa i due terzi presentano competenze digitali basse o di base.

Rosina aggiunge: “Occorre ricorrere a meccanismi di protezione perché la disuguaglianza non accresca rendendo così le famiglie inadeguate e depauperate nelle proprie competenze e capacità. Le politiche per la famiglia si stanno sviluppando in un contesto dove si rischia di considerare  parametri di intervento e dispositivi tecnici uguali per tutti i contesti, mentre invece è necessario leggere in profondità i problemi emersi in questa emergenza sanitaria e saper riconoscere con precisione i bisogni di tutte le forme di famiglia, perché saranno queste letture che ci permetteranno di intervenire con maggior efficacia nelle singole comunità sociali nel prossimo futuro. Anche in questo crediamo che l’apporto della professionalità degli Assistenti Sociali possa essere strategica e vada valorizzata”.

Luana Boaglio (consigliera dell’Ordine regionale nonché assistente sociale presso un servizio sociale territoriale) dichiara: “Non può esserci salute se non c’è salute sociale e la salute sociale è strettamente correlata a idonee politiche di sostegno delle famiglie”.

In tal senso il Governo ha preannunciato diversi interventi di sostegno tra i quali si prevede anche che le famiglie saranno supportate nella cura dei figli con l’apertura di Centri estivi. Gli assistenti sociali chiedono che ciò sia di sollievo e non un ulteriore aggravio economico.

Sul tema Boaglio commenta: “Ci aspettiamo a livello centrale e regionale adeguate risorse, una programmazione lucida e delle regole chiare perché la realizzazione dei centri estivi si rivelerà uno dei sostegni principali da offrire alle famiglie per realizzare la ripresa economica nel nostro paese. Non dobbiamo rischiare che invece diventi un elemento che pesi nei suoi aspetti critici solo sulle famiglie e di conseguenza sui servizi sociali dei comuni”.

comunicato stampa

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