Nell’incontro tenutosi oggi al Ministero dello Sviluppo economico, CNH Industrial ha illustrato la situazione industriale e spiegato a che punto è l’applicazione dell’accordo quadro di gruppo del 10 marzo 2020.
Le azioni decise per Pregnana, che purtroppo cesserà la produzione il prossimo anno (e su cui è in corso un confronto in sede regionale) per un progetto di reindustrilizzazione, e per San Mauro, che sarà riconvertito in polo logistico, proseguono come da accordi locali necessari a garantire ai lavoratori l’occupazione.
Negli altri stabilimenti l’attività sta riprendendo non senza problemi a causa della caduta della domanda, ma in alcuni settori c’è una ripresa di mercato. A Foggia e a Torino motori c’è una ripresa produttiva, ma su Foggia resta la spada di damocle del venir meno della commessa FCA. Più pesante è invece il ricorso
agli ammortizzatori sociali a Torino driveline. Anche a Modena e a Jesi le proiezioni produttive sono abbastanza confortanti nonostante l’impatto dell’emergenza Covid. Iveco Defence ha avuto fermate assolutamente ridotte e dunque non presenta al momento particolari problematiche.
Anche a Suzzara e a Piacenza i volumi produttivi si stanno riprendendo. È a Brescia e a Lecce però che si hanno i principali segnali di allarme, tanto che CNHI ha dichiarato di star riconsiderando la loro posizione e il loro piano
industriale. Più in particolare a Brescia, per cui sono stati programmati nuovi investimenti, e a Lecce, per cui nessuna riorganizzazione è stata prevista e anzi era stato immaginato un robusto incremento dei volumi, si registra una forte sofferenza dovuta al calo degli ordinativi, che sta spingendo addirittura la
Direzione aziendale a riconsiderare il piano industriale.
"La presa di posizione aziendale è evidentemente molto grave poiché mette in discussione gli impegni presi con l’accordo quadro del 10 marzo e getta un’ombra sul futuro dello stabilimento di Brescia, con 2.000 dipendenti, e dello stabilimento di Lecce, con 700 dipendenti", attaccano Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr.
"Il Governo deve assolutamente intervenire prima che sia troppo tardi e interloquire con i vertici aziendali, anche perché sussiste il timore che altri Paesi europei possano attirare gli investimenti previsti per l’Italia", aggiungono i sindacati. "È da tempo che stiamo avvertendo le Istituzioni dei rischi di desertificazione industriale del settore automotive aggravato dalla emergenza covid e dal fatto che l’Italia continua a essere priva di una politica industriale".
"Per queste ragioni chiediamo la immediata convocazione di un tavolo con i ministri Patuanelli e Catalfo. A CNH Industrial chiediamo l’integrale rispetto dell’accordo del 10 marzo 2020", concludono i sindacati, che hanno dichiarato lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti, con un pacchetto di riferimento di otto ore di sciopero da effettuare nel mese di luglio.