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Attualità | 19 luglio 2020, 07:00

La grande epidemia di questo 2020: come mai non è arrivata al termine di una grande guerra?

Una riflessione sull'attuale momento storico da parte del dottor Stefano Mormile.

La grande epidemia di questo 2020: come mai non è arrivata al termine di una grande guerra?

"Studiando la storia dell’ultimo secolo è semplice scoprire che al termine di ogni Grande Guerra ha sempre avuto luogo una vasta epidemia. In effetti, alla Prima guerra mondiale è seguita l’epidemia dell’influenza spagnola. Alla Seconda guerra mondiale è seguita l’epidemia dell’influenza asiatica. Queste epidemie hanno ucciso milioni di persone e sono state presenti per lungo tempo nel pianeta. E il covid-19? La grande epidemia di questo 2020: come mai non è arrivata al termine di una grande guerra?


Il giorno 10 marzo 2020 – mentre si iniziava a diffondere il termine lockdown, l’assetto geopolitico internazionale iniziava a scaldarsi e sbarcavano in Europa 30.000 soldati americani. L’obiettivo era la più grande esercitazione degli ultimi 25 anni denominata “Defender 2020”.


Nello stesso momento cosa accadeva in Oriente? La Cina stava combattendo a Wuhan l’epidemia di un virus molto aggressivo.  Ma non dava alcun allarme al mondo e non chiudeva alcun confine con resto del mondo. Il virus forse originato in Cina raggiungeva in fretta anche l’Italia, si diffondeva con una contagiosità spaventosa e l’Organizzazione Mondiale della sanità dichiarava la pandemia.
L’Italia per prima, e poi l’Europa tutta, iniziano a chiudere i confini. Tutto si ferma, il silenzio nelle città risuona più delle bombe e l’esercito americano è costretto a rientrare in patria.


Risultato? Forse con l’utilizzo della strategia del terrore e forse nascondendo la verità, viene imposta una compressione delle libertà fondamentali sotto il nome di lockdown ovvero un fermo forzato di qualunque attività al di fuori di quelle strettamente necessarie alla sopravvivenza. Gli eretici affermano che il lockdown sia stato prima di tutto un esperimento di isolamento sociale su larga scala. A conti fatti, però, questo lockdown ha lasciato un mondo più sconvolto, impoverito e distante che mai. E con danni più ingenti di quelli di una grande guerra.
E infatti si parla da subito di dopoguerra e si invoca un nuovo Piano Marshall – stavolta europeo – per far fronte alla grande emergenza.

Con attenzione osserviamo che in questo 2020 sono presenti due elementi quali l’epidemia e un piano di ricostruzione. Mentre nel passato post-bellico avevamo sempre i due elementi presenti oggi con in più la guerra. Come mai?
Sarà che per evitare lo scoppio di una guerra, che avrebbe visto forse America e Europa alleate, la Cina abbia giocato d’anticipo riuscendo a mettere in stop tutto il mondo e facendo arrendere i nemici anzitempo? È ancora presto, oggi, per dare risposta a questo interrogativo. Non è altrettanto presto, però, per dire che l’Italia conta i danni del lockdown e non ha un piano per uscire da questo dopoguerra senza guerra. Gli aiuti economici previsti Dall’Unione Europea come il mes, il recovery fund e le agevolazioni fiscali si contrappongono ad una realtà fatta di imprese che chiudono, grande disoccupazione e mancanza di liquidità.


L’Italia, però, ripone ancora tante speranze nell’Europa e auspica che sia in grado di mettere in campo un nuovo Piano Marshall per uscire dalla crisi. Ma queste speranze sono l’unico appiglio che ha l’Italia e potrebbero rappresentare una remota utopia. Infatti, a causa della crescente e continua speculazione economica operata dai mercati finanziari nell’ultimo ventennio, si è creata una condizione finanziaria basata su risorse inesistenti cha hanno dato origine a grandi bolle che adesso stanno esplodendo come fuochi d’artificio. E queste bolle, come tutte le bolle e come sanno anche i più piccini, hanno dentro solo aria. Non danari.
Il Piano Marshall della Seconda guerra mondiale era interamente finanziato con i risparmi privati delle famiglie americane.

E prese proprio il nome di piano Marshall perché il Segretario di Stato americano – tale George Marshall – il 5 giugno 1947 presso l’Università di Harvard dovette rassicurare con parole solenni il popolo americano che disapprovava strenuamente quegli ingenti e (apparentemente) incontrollati aiuti all’Europa e all’Italia. Il prelievo forzoso dalle tasche del popolo americano era parte di un più vasto programma chiamato ERP (European Recovery Program) fortemente voluto dal Presidente americano del tempo – Harry Truman che vedeva nell’Europa un’occasione per il rilancio dell’economia americana. Quell’economia americana che aveva accumulato uno straordinario surplus produttivo ed era alla ricerca di nuovi mercati in cui vendere le proprie merci.


Oggi in Europa e soprattutto in Italia la situazione è ben diversa. Ci troviamo ostacolati alle frontiere a vivere in un dopoguerra senza guerra, in ansia per possibili nuovi lockdown causati dalla paura di un virus che dopo mesi, ancora, non vuole abbandonarci. A nulla servono le parole ottimistiche di virologi ed esperti del caso. Che nonostante le dosi di ottimismo impongono sempre sforzi e sacrifici a cui non siamo abituati. La volontà di tornare alla normalità non manca. Manca la possibilità di poterlo fare perché per mantenere alta la guardia è necessario impegnarsi come se l’emergenza non fosse mai passata!"

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