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Attualità | 25 luglio 2020, 13:37

Venduto il Pian del Lot a un privato, il Museo della Resistenza risponde: "Tuteliamo la memoria storica"

Fu luogo dell'eccidio nazista del 2 aprile 1944, il progetto ora è di farne un agriturismo. Anche Anpi si appella ad Appendino: "Quel luogo merita di essere aperto al pubblico e deve essere restituito alla cittadinanza"

Venduto il Pian del Lot a un privato, il Museo della Resistenza risponde: "Tuteliamo la memoria storica"

Un appello per salvaguardare la memoria storica di Pian del Lot. E' il messaggio lanciato dal Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, che comprende, nel reticolo di siti inseriti nel tessuto urbano, anche quella zona collinare - postazione antiaerea tedesca durante la seconda guerra mondiale - che fu teatro dell’eccidio nazista per rappresaglia di 27 giovani partigiani, il 2 aprile 1944.

L’area verde oggetto della vendita (95 mila metri quadri) accoglie tutti gli anni la cerimonia di commemorazione della strage. Ma già da tempo Regione Piemonte e Città della Salute cercavano acquirenti tramite bando, partendo da una base d'asta di 1 milione e 500 mila euro. Ora il soggetto interlocutore è stato trovato. 

Si tratta del proprietario della Bottega della Carne di via Berthollet 23/e, macellaio da tutta la vita, che intende realizzare nella vecchia Cascina Rabby di strada antica di Revigliasco e nel terreno boschivo annesso un agriturismo con cucina biologica. Ma la notizia, recentissima, ha subito messo in allarme l'ente museale del Polo del '900, che ha espresso in una nota "grande preoccupazione" per il futuro dell'intera area.

"Il Museo, in quanto responsabile morale del luogo di memoria, traccia storica della Resistenza torinese e nazionale, e presidio democratico e valoriale - si legge nella lettera inviata dal presidente Roberto Mastroianni a Cirio e Appendino, agli assessori alla cultura Poggio e Leon, al presidente del consiglio regionale Allasia e al vice Salizzoni, alla presidente Anpi Sestero e alla soprintendente della Città Metropolitana Papotti -, intende ricevere rassicurazioni in merito alla tutela del Pian del Lot e garanzie che esso non subisca vincoli, trasformazioni e risignificazioni tali da impedirne la libera fruizione da parte dei cittadini, o che comunque ne compromettano o snaturino il valore".

La richiesta è di convocare quanto prima un tavolo di lavoro congiunto tra enti territoriali e Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, al fine di "individuare gli strumenti necessari per salvaguardare la memoria della comunità". 

Si attendono dunque riscontri nella prossima settimana. "Ma è solo il primo passo", promette Mastroianni, risoluto ad andare fino in fondo. "Trovo assurdo venire a sapere di un atto di vendita di simile portata unicamente a mezzo stampa. Le trattative erano evidentemente in corso già da tempo, eppure nessuno si è premurato di interpellare il Museo. Non basta celebrare il ricordo una volta l'anno di fronte a una lapide: quello è a tutti gli effetti un pezzo del nostro patrimonio, appartiene a tutti".

Anche i partigiani hanno detto la loro sulla questione. Solo qualche settimana fa, infatti, la sezione Anpi "Nicola Grosa" della Circoscrizione 8, di cui il Pian del Lot fa parte, aveva scritto alle istituzioni proponendo di intitolare il parco alle vittime di Covid. La lettera è stata in seguito aggiornata, appresa la notizia della vendita.

Il presidente Raffaele Scassellati auspica ora che quel luogo torni alla cittadinanza, e quindi fruibili da tutti, e che si realizzi l'idea di parco naturale inserita nell'avviso esplorativo pubblico per la presentazione di manifestazione di interesse all’acquisto del bene immobile emesso Città della Salute, tutelando l'ambiente naturale. "Fermo restando i diritti legati all’acquisizione del bene relativi alla cascina e ai terreni agricoli - enuncia la lettera, cui è seguita una raccolta firme tra diverse associazioni e partiti politici - chiediamo, con pieno diritto, che finalmente si realizzi quel parco cui l’area è destinata da tempo".

"Quel luogo merita rispetto - conclude Anpi -, merita di essere aperto al pubblico e deve essere restituito alla cittadinanza".

Manuela Marascio

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