In migliaia in piazza Castello, di tutti i colori e i settori dei tre principali sindacati. CGIL, CISL e UIL hanno riacceso il motore della vertenza Torino, la manifestazione che ormai dalla fiaccolata dello scorso 13 dicembre vuole tenere alta l'attenzione sulle difficoltà economiche e occupazionali del capoluogo e della provincia. Non senza un minuto di silenzio per Willy, "il ragazzo di Colleferro vittima di un atto vile e di un modello di società che non ci piace, ma che qualcuno sta cercando di riportare". E non senza ripetute indicazioni sul rispetto delle distanze e delle misure di sicurezza in piena epoca Covid.
"Siamo qui per ribadire l'importanza del lavoro, i diritti di chi è in cassa integrazione e si sente dire che è un privilegiato, di chi lavora, ma è comunque costretto a chiedere pacchi alimentari per combattere la povertà", dice Enrica Valfrė, segretaria generale di CGIL Torino. "Conosciamo già tante crisi, ma altre ne arriveranno, soprattutto quando cesseranno i divieti a licenziare". "Non possiamo fare il corteo per le limitazioni del Covid, ma è bello ritrovarsi qui, perché la pandemia ci ha insegnato quanto sia comunque importante restare uniti. E bisogna scegliere, bene e in fretta, a cominciare dall'uso delle risorse regionali. Siamo qui con l'ambizione di progettare il futuro, tutelando chi rischia di perdere il lavoro e delineando una prospettiva per la città e il territorio. Serve coraggio contro la paura, sfidando le imprese a rinnovare i contratti fermi da molto tempo, ma anche a fare innovazione e a costruire insieme un progetto per il futuro".
Il rischio concreto è che la fine del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori legati al Covid, facciano precipitare una situazione già di per sé grave. "Oggi siamo di fronte a uno scenario ancora più grave, ancora più preoccupante. La pandemia ha aggravato la crisi economica e ha dato un colpo feroce all’industria, ai servizi, al settore terziario e alla sanità, alimentando ulteriori incognite per il futuro. I giovani sono tra le prime vittime di un mercato del lavoro che si è ristretto e ha lasciato fuori i contratti in scadenza" ribadisce Domenico Lo Bianco segretario di Cisl Torino.
Sul palco anche il segretario Uil, Gianni Cortese: "La crisi sanitaria si è trasformata presto in una crisi economica e sociale. Bisogna cercare alleanze e interlocutori con chiunque possa dare una mano. E non possiamo perdere il treno delle risorse in arrivo dall'Europa. Sia il Recovery fund che il Mes, che noi chiediamo di utilizzare".
Tra gli annunci, anche lo sciopero generale della Sanità privata, fissata per mercoledì 16 e che vedrà i sindacati davanti alla prefettura. "Sono 14 anni che il contratto è fermo - dice Nino Flesia, esponente CGIL per la AslTo3 - e questo non è accettabile".
In prima fila anche l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, da sempre vicino e presente in prima persona sul tema vertenze e lavoro in città. "Vi considero amici e partecipo da tempo alle vostre manifestazioni, ma non sono qui per dire belle parole - ha detto Nosiglia -. Speravo di non dover più prendere parte a questi eventi, invece la situazione non sta migliorando. I sindacati hanno il mio appoggio, non dobbiamo rassegnarci al declino e alle difficoltà che ci sono. Serve rinnovato impegno di tutti per riportare fiducia e speranza oltre che coraggio, per offrire ai lavoratori e alle famiglie un futuro positivo, non solo con assistenzialismo, ma anche con prospettive di lavoro. Ne va della dignità dei lavoratori e cittadini, prima ancora che delle aziende. Bisogna ascoltare la base. Mi auguro che l'incontro di martedì su Embraco trovi una soluzione per il futuro dello stabilimento e dei lavoratori. I problemi si risolvono coi fatti, di buone intenzioni è lastricata la strada dell'inferno".
Poche sedie più in là, anche Mino Giachino, già sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi e oggi leader del movimento Sì Tav, Sì lavoro: “Quest’anno Torino tocca probabilmente il punto più basso del dopoguerra e le sofferenze per il lavoro saranno tantissime anche se purtroppo c’è chi non se ne accorge. Appendino ,che ha perso diversi treni dello sviluppo, convochi subito gli Stati Generali della Città per discutere delle opere da chiedere che Roma deve inserire nel Recovery Plan da inviare all’Europa. Chiediamo a Roma di accelerare i lavori della TAV e del Terzo Valico , che sblocchi la Asti Cuneo e che rifinanzi con almeno 1 miliardo gli incentivi per la rottamazione delle vecchie auto”.
In piazza presenti anche il deputato Stefano Lepri (Pd), il consigliere comunale Enzo Lavolta (Pd), l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Torino Marco Giusta e il consigliere regionale Marco Grimaldi (Luv). “Il Governo dia seguito agli impegni assunti per risolvere le difficoltà del trasporto aereo, del settore siderurgico, tessile, dell’automotive. I dati sulla produzione industriale ci raccontano di una crisi senza fine. Secondo CGIL, CISL e UIL, in Piemonte sono un milione i lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori sociali o dalla richiesta dell'indennità di disoccupazione, quasi la metà del totale” è il monito di Grimaldi.
A seguito della manifestazione è intervenuta anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino: "Comprendo e condivido le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori in piazza oggi, a cui esprimo la mia vicinanza e quella della Città. Lavoro e formazione sono assolute priorità, in questo senso l'Amministrazione comunale sta operando, di concerto con il Governo e le altre istituzioni".
"Accolgo con favore la proposta di aprire degli spazi di programmazione e di concertazione congiunta con le realtà sindacali, imprenditoriali e istituzionali. C'è ancora tanto, tantissimo da fare per alzare la testa dopo anni di crisi. La promessa è che gli sforzi proseguiranno" sono le parole della prima cittadina.