La tradizione culturale cinese a confronto con le massicce e diffuse trasformazioni delle città contemporanee. E' questo il cuore della mostra “China Goes Urban. La nuova epoca della città”, ospitata al MAO - Museo d'Arte Orientale e curata dal Politecnico di Torino e da Prospekt Photographers con la Tsinghua University di Pechino, organizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Il progetto è frutto di una ricerca pluriennale, un’occasione per approfondire e interrogarsi sulle sfide lanciate dai cambiamenti urbani in atto non solo in Oriente, ma in tutto il pianeta.
Partendo dall’esplorazione di alcune new town cinesi (Tongzhou, Zhaoqing, Zhengdong e Lanzhou) e delle contraddizioni innescate dai frenetici processi di inurbamento e di espansione urbana, la mostra mira infatti a stimolare una riflessione sul presente e il futuro degli insediamenti antropizzati.
"Nel 1978, il 18% della popolazione cinese abitava nelle aree urbane. Da allora, gli abitanti delle città sono aumentati al ritmo di circa l’1% all’anno e sono attualmente il 60% del totale della popolazione - spiegano i curatori -. Nuove infrastrutture e nuovi insediamenti hanno progressivamente cambiato il paesaggio, trasformando i diritti di proprietà, travolgendo i confini amministrativi, mangiando gli spazi rurali e i villaggi".
"China Goes Urban - proseguono - propone di cambiare punto di vista, di guardare alla realtà più che inserirla in categorie e modelli prestabiliti. È un invito a ritornare a esplorare il mondo, un viaggio nella città e nell’architettura del presente e del futuro e intorno al concetto di città: un concetto apparentemente semplice, che tutti pensiamo di conoscere e di capire, ma che si frantuma nella molteplicità che caratterizza l’urbano del nostro tempo".
Al centro della mostra sono posti tre temi principali che definiscono i caratteri dell’urbanizzazione cinese: il frammento, quale caratteristica specifica della città contemporanea e della sua architettura; l’infrastrutturazione, elemento chiave del funzionamento urbano; e il superamento della dicotomia città/campagna a favore di nuove forme di urbanizzazione estese a superare entità definite stabili.
Il percorso si snoda lungo due sequenze logiche: la prima prende il via dalla ricostruzione di una exhibition hall, luogo iconico tipico delle new town cinesi, in cui le amministrazioni pubbliche e le imprese di costruzioni mettono in scena la città per promuoverne lo stile di vita e i successi raggiunti, e arriva all’urbanizzazione globale. La seconda sequenza si muove partendo da spazi vuoti e atoni per arrivare alle persone, ai singoli individui ripresi nelle loro attività quotidiane o in ritratti “situati” dentro i nuovi insediamenti.
Le due sequenze si intrecciano continuamente, smontando via via il rassicurante concetto di “eccezionalità” cinese: ciò che da lontano e a uno sguardo superficiale appare esotico e distante, si rivela molto più familiare di quanto crediamo. Le nuove urbanizzazioni cinesi non appaiono più come “altro da noi”: nelle new town della Cina contemporanea la vita quotidiana è fatta degli stessi piccoli gesti di cui è fatta la vita a ogni latitudine e le persone che li compiono non sono diverse da noi nei comportamenti, nelle pratiche, nei desideri.
La progettazione della mostra consente un accesso in sicurezza al pubblico, direzionando razionalmente i flussi: attraverso un’apposita segnaletica, i visitatori saranno indotti a spostarsi temporaneamente o a muoversi a velocità diverse, evitando così gli assembramenti. Inoltre, in corrispondenza di tre varchi lungo il percorso di mostra, saranno anche allestiti dei segnali luminosi e alcuni QR code, che porteranno il visitatore a scoprire spazi virtuali dove poter fruire di contenuti visivi e approfondimenti aggiuntivi scaricabili sui dispositivi mobili personali.
“Il significato di una collaborazione come questa - ha dichiarato il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro - è legata anche all'importanza di un evento scientifico e culturale di tale portata, specie in questo periodo. Come banca siamo ai vertici in Europa, con una funzione centrale in Italia e non, abbiamo 1000 filiali all’estero. Ma questo non basta. Vogliamo essere una Banca d'Impatto, come inserito nel Piano d'Impresa 2018-2021. La nostra presenza in ambito culturale è insita nel nostro DNA, attraverso il Progetto Cultura e le Gallerie d'Italia, i musei della Banca a Milano, Napoli, Vicenza. Questa iniziativa ci permette con grande entusiasmo di rafforzare i rapporti con le istituzioni culturali e accademiche di Torino e in Cina".