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Eventi | 19 ottobre 2020, 09:15

In mostra al MAO le "new town" cinesi come riflessione sui cambiamenti urbani (anche in era Covid)

L'allestimento “China Goes Urban” analizza un modello sviluppo ricco di contraddizioni dal punto di vista ambientale e socio-economico, evidenti nell'attuale emergenza sanitaria

In mostra al MAO le "new town" cinesi come riflessione sui cambiamenti urbani (anche in era Covid)

La tradizione culturale cinese a confronto con le massicce e diffuse trasformazioni delle città contemporanee. E' questo il cuore della mostra “China Goes Urban. La nuova epoca della città”, ospitata al MAO - Museo d'Arte Orientale e curata dal Politecnico di Torino e da Prospekt Photographers con la Tsinghua University di Pechino, organizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Il progetto è frutto di una ricerca pluriennale, un’occasione per approfondire e interrogarsi sulle sfide lanciate dai cambiamenti urbani in atto non solo in Oriente, ma in tutto il pianeta.

Partendo dall’esplorazione di alcune new town cinesi (Tongzhou, Zhaoqing, Zhengdong e Lanzhou) e delle contraddizioni innescate dai frenetici processi di inurbamento e di espansione urbana, la mostra mira infatti a stimolare una riflessione sul presente e il futuro degli insediamenti antropizzati. 

"Nel 1978, il 18% della popolazione cinese abitava nelle aree urbane. Da allora, gli abitanti delle città sono aumentati al ritmo di circa l’1% all’anno e sono attualmente il 60% del totale della popolazione - spiegano i curatori -. Nuove infrastrutture e nuovi insediamenti hanno progressivamente cambiato il paesaggio, trasformando i diritti di proprietà, travolgendo i confini amministrativi, mangiando gli spazi rurali e i villaggi". 

"China Goes Urban - proseguono - propone di cambiare punto di vista, di guardare alla realtà più che inserirla in categorie e modelli prestabiliti. È un invito a ritornare a esplorare il mondo, un viaggio nella città e nell’architettura del presente e del futuro e intorno al concetto di città: un concetto apparentemente semplice, che tutti pensiamo di conoscere e di capire, ma che si frantuma nella molteplicità che caratterizza l’urbano del nostro tempo". 

Al centro della mostra sono posti tre temi principali che definiscono i caratteri dell’urbanizzazione cinese: il frammento, quale caratteristica specifica della città contemporanea e della sua architettura; l’infrastrutturazione, elemento chiave del funzionamento urbano; e il superamento della dicotomia città/campagna a favore di nuove forme di urbanizzazione estese a superare entità definite stabili.

Il percorso si snoda lungo due sequenze logiche: la prima prende il via dalla ricostruzione di una exhibition hall, luogo iconico tipico delle new town cinesi, in cui le amministrazioni pubbliche e le imprese di costruzioni mettono in scena la città per promuoverne lo stile di vita e i successi raggiunti, e arriva all’urbanizzazione globale. La seconda sequenza si muove partendo da spazi vuoti e atoni per arrivare alle persone, ai singoli individui ripresi nelle loro attività quotidiane o in ritratti “situati” dentro i nuovi insediamenti.

Le due sequenze si intrecciano continuamente, smontando via via il rassicurante concetto di “eccezionalità” cinese: ciò che da lontano e a uno sguardo superficiale appare esotico e distante, si rivela molto più familiare di quanto crediamo. Le nuove urbanizzazioni cinesi non appaiono più come “altro da noi”: nelle new town della Cina contemporanea la vita quotidiana è fatta degli stessi piccoli gesti di cui è fatta la vita a ogni latitudine e le persone che li compiono non sono diverse da noi nei comportamenti, nelle pratiche, nei desideri. 

La progettazione della mostra consente un accesso in sicurezza al pubblico, direzionando razionalmente i flussi: attraverso un’apposita segnaletica, i visitatori saranno indotti a spostarsi temporaneamente o a muoversi a velocità diverse, evitando così gli assembramenti. Inoltre, in corrispondenza di tre varchi lungo il percorso di mostra, saranno anche allestiti dei segnali luminosi e alcuni QR code, che porteranno il visitatore a scoprire spazi virtuali dove poter fruire di contenuti visivi e approfondimenti aggiuntivi scaricabili sui dispositivi mobili personali. 

Il significato di una collaborazione come questa - ha dichiarato il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietroè legata anche all'importanza di un evento scientifico e culturale di tale portata, specie in questo periodo. Come banca siamo ai vertici in Europa, con una funzione centrale in Italia e non, abbiamo 1000 filiali all’estero. Ma questo non basta. Vogliamo essere una Banca d'Impatto, come inserito nel Piano d'Impresa 2018-2021. La nostra presenza in ambito culturale è insita nel nostro DNA, attraverso il Progetto Cultura e le Gallerie d'Italia, i musei della Banca a Milano, Napoli, Vicenza. Questa iniziativa ci permette con grande entusiasmo di rafforzare i rapporti con le istituzioni culturali e accademiche di Torino e in Cina". 

Manuela Marascio

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