“Sin da giugno, in vista di una possibile nuova ondata del contagio, avevamo chiesto di prevedere un adeguato piano di gestione della pandemia, riorganizzando le strutture sanitarie piemontesi, cercando di aumentare il numero di medici e infermieri, rivedendo la gestione del triage. Nulla di tutto questo è stato fatto e oggi ci ritroviamo a vivere una situazione ospedaliera drammatica, quasi fuori controllo. E’ veramente inammissibile perché poi a farne le spese sono sempre solo il personale sanitario e i cittadini”.
E’ il commento a caldo del segretario piemontese della Confederazione Italiana Medici Ospedalieri (Cimo), l’albese Sebastiano Cavalli, chirurgo presso l’ospedale di Verduno, anche egli ricoverato da alcuni giorni sotto osservazione nel reparto Covid di un nosocomio – quello langarolo – dove alla data di ieri (lunedì 2 novembre) si contavano 110 persone ricoverate per le complicanze del Coronavirus su un totale di 200 degenti.
In questa sfortunata doppia veste, di rappresentante sindacale e paziente (le sue condizioni sono fortunatamente in via di miglioramento, fanno sapere i referenti dell’organizzazione nazionale nata a Torino, che in Piemonte raccoglie circa 1.200 iscritti tra dirigenza e personale medico), lo specialista e consigliere comunale albese rimarca i temi già oggetto delle diverse denunce e appelli arrivati nelle ultime settimane da parte delle organizzazioni dei medici e infermieri: "Le strutture sanitarie piemontesi sono al collasso, le terapie intensive sono tornate ad essere intasate e presto occorrerà trovare soluzioni alternative per garantire la sicurezza di pazienti e medici".
“Siamo preoccupati – conclude il segretario Cavalli –, il personale sanitario è già in forte stress, tra turni massacranti e un numero di contagiati e ricoverati che continua a crescere. Ora serve lavorare tutti insieme e in modo rapido, anche perché oltre ai malati Covid ci sono persone afflitte da altre patologie gravi che hanno tutto il diritto di essere curate con la stessa urgenza”.
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