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Cultura e spettacoli | 22 novembre 2020, 10:39

Tff38, un weekend per veri cinefili: ecco le recensioni dei film in concorso

Le nostre impressioni sui titoli visionati nella sezione Torino 38: "Las niñas", "The evening hour" e "Mickey in the road"

Tff38, un weekend per veri cinefili: ecco le recensioni dei film in concorso

Weekend ricco di titoli, sulla piattaforma MyMovies, che quest'anno accoglie la trentottesima edizione del Torino Film Festival, interamente online. 

Ecco le nostre impressioni sui film in concorso, nella sezione Torino 38, visionati in questi primi giorni di programmazione. 

Mickey on the roaddi Lu Mian Mian (Taiwan, 95')

Racconto di formazione pop, in una Taiwan dipinta a tinte vintage, che vede protagoniste due amiche per la pelle, Mickey e Gin Gin, adolescenti ribelli alla ricerca di un'identità. La prima si prende cura della madre, vittima di esaurimento nervoso da quando il padre, molti anni prima, le ha abbandonate. Emblema di una sessualità in trasformazione, che negli anni della maturità si scontra con l'accettazione di sé, nel tempo libero frequenta il tempio del luogo, cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali. Gin Gin, estroversa e impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle discoteche, travestendosi da idolo-oggetto "pink" dei ragazzini in cerca di divertimento.

Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi a Guangzhou (Cina) con Jay, un ragazzo di cui si è innamorata e che l'ha messa in cinta, Mickey decide di seguirla per cercare il padre e riportarlo a casa. Da qui, tra episodi rocamboleschi, confessioni e il duro impatto con una realtà brutale, che non fa sconti a nessuno, tantomeno ai legami affettivi, le ragazze approdano a una nuova dimensione del loro esistere. Non più sottomesse a leggi di vita immutabili, ma protagoniste di un futuro tutto da costruire. 

"Con la loro personalità complessa e provocatoria - racconta la regista Lu Mian Mian -, Mickey e Gin Gin incarnano, e al tempo stesso sfidano, gli archetipi femminili. Mentre assistiamo alle loro avventure e le vediamo crescere, ci uniamo a loro in un viaggio decadente e insieme assurdo, che porta a un risveglio finale. Volevo che il mio film di esordio fosse emotivamente commovente, capace di esplorare la crescita e l'autorealizzazione dei personaggi e di celebra contemporaneamente i temi senza tempo della sorellanza e della ribellione giovanile".

Una favola rosa in cui ritrovare l'illusione e il disincanto della giovinezza. Ottime le caratterizzazioni delle due protagoniste antitetiche, incarnate dalle talentuose Pao-Wen Yeh e Ya-Ling Chang. 

The evening hour, Braden King (USA, 114')

Tratto dall'omonimo romanzo di Carter Sickels, ecco una fosca fotografia del declino di Dove Creek, in West Virginia, un tempo la classica florida cittadina mineraria americana, oggi comunità post-industriale in rovina. Il protagonista è Cole Freeman, un ragazzo che lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani. Per tentare di sbarcare, si dà alla vendita illecita di antidolorifici, scontrandosi ben presto con i "clan" concorrenti che cercano di accaparrarsi le piazze migliori. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita, ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento.

"Ho letto per la prima volta il romanzo di Carter Sickels nel 2014 e immergendomi nella storia mi sembrava di seguire una traccia di briciole - spiega il regista Braden King, anche artista e autore di videoclip musicali -. A ogni pagina trovavo questi piccoli segnali che non facevano parte della storia ed era come se il romanzo mi dicesse: questo è il prossimo lavoro di cui ti occuperai. È stato un processo lento, seguivo queste briciole, e, al contempo mi immergevo in questa storia: un ritratto complesso, unico e sorprendente di una parte d'America che non conoscevo, ma che mi ha affascinato tantissimo".

Tutto da sfogliare, quindi, questo spaccato realista, svuotato di superflui sentimentalismi, di una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e senso di inadeguatezza. Un plauso alla colonna sonora (curata da Michael Krassner, Tim Rutili, Boxhead Ensemble), perfetta nell'avvolgere delicatamente l'intreccio narrativo, fino all'idillica redenzione finale.

Las Niñas (Schoolgirls), Pilar Palomero (Spa, 2020, 97')

Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza, dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso l'adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell'Expo e dei Giochi Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte verità, e di qualche bugia.

Opera prima di Pilar Palomero, Las Ninas è una storia autobiografica, tutta al femminile, che racconta la preadolescenza come età di passaggio, per di più nel contesto di una generazione stretta tra un'educazione vecchio stampo (i dogmi cattolici, sempre più anacronistici) e il progresso, rappresentato da un mondo esterno che strizza l'occhio all'emancipazione e alla disubbidienza (dalla prima sigaretta ai primi discorsi sul sesso).

Ma se la trasformazione da bambine in donne, pur tenuta nascosta al mondo esterno (la "prova" della maglietta a pancia scoperta come se fosse un top è motivo di imbarazzo davanti alla mamma che entra all'improvviso nella cameretta), è velocissima, il ritmo del film è lento, riflessivo, fatto di piccoli gesti quotidiani, di sguardi. Ci si prova a identificare nella piccola protagonista, una Andrea Fandos bravissima come tutti gli attori, ma a volte ci si perde un po'. Un racconto emozionale potente, in una trama che forse non lo è altrettanto.

Daniele Angi e Manuela Marascio

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