Sabato 5 dicembre, tanto per cambiare, il Torino FC è riuscito nella solita impresa, più volte centrata in questa stagione, perdendo negli ultimi minuti una partita in cui era stato in vantaggio, ma non è una novità.
Peccato che la solita disfatta finale, che con una sarcastica rivisitazione storica potremmo definire “il quarto d’ora granata”, ironizzando pesantemente sul quarto d’ora in cui Oreste Bolmida estraeva dalla sua cornetta un alito di coraggio che induceva Valentino Mazzola a rimboccarsi le maniche e a trascinare il Grande Torino alla vittoria, mentre questa squadra si cala le brache e scivola nella sconfitta, sia avvenuta nel derby. E ahimè anche questa non è una novità, trattandosi della diciannovesima sconfitta su ventitré derby dell’era Cairo.
La vera novità è che per la prima volta subiamo due sconfitte nella stessa giornata, è la seconda fa più male della prima.
Con giovanile leggerezza, Jacopo Segre, prodotto del vivaio granata, dopo un fugace scampolo di partita disputata, ha scambiato la sua maglia con quella di Dybala. O forse ha avuto quella di Dybala senza che “la Joja” gli chiedesse la sua. Lasciamo stare che in passato Franco Lerda abbia detto a Brio “tienitela pure, non so che farmene” che gli proponeva lo scambio a fine stracittadina. Erano, appunto, altri tempi.
Ma successivamente, il baby granata si faceva ritrarre, con la divisa sociale del TFC addosso, la maglia di Dybala ben esposta tra le sue braccia ed un sorriso raggiante stampato in viso. Come poi questa foto, che il ragazzo sostiene aver fatto per un ambito strettamente familiare, sia finita in pasto si social, è un mistero. Il risultato è stato di far finire Jacopo nel tritacarne mediatico.
Posto che la leggerezza c’è indubbiamente stata, non me la sento di mettere la croce sulle spalle di Segre, ma su quelle dei dirigenti del TFC, invece si. Perché se è vero che il frutto non cade lontano dall’albero che l’ha generato, è questo albero che è appassito e non riesce più a trasmettere ai suoi frutti la linfa granata che dovrebbe fare, come ha sempre fatto, la differenza.
Già, ma se il vecchio cuore granata non ce l’hai mai avuto, o te lo sei venduto per un piatto di minestra calda, sarà difficile che tu riesca a trasmettere qualcosa.
Jacopo ha capito l’errore e promette di riscattarsi sul campo: bene, una seconda chance non si nega a nessuno, specie se consideriamo che a questa presidenza molti tifosi di “seconde chance” ne stanno incredibilmente concedendo a piene mani da quindici anni.