Anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, è scesa in campo al pari di altri esponenti politici per chiedere la salvezza di Ahmadreza Djalali, che tra poche ore potrebbe venire giustiziato.
Con un lungo post su Facebook, la prima cittadina ha ricordato l'impegno di Djalali, "medico e docente iraniano, naturalizzato svedese, che per diversi anni ha operato a Novara. Nel 2016 Djalali è stato arrestato su mandato del Governo di Teheran, senza un valido motivo né un mandato di arresto".
"Accusato ingiustamente di spionaggio e collaborazionismo con Israele, fatto confessare per mezzo di tortura, detenuto in condizioni inumane e, nel 2017, condannato a morte. L'esecuzione è prevista per domani mattina, mercoledì 16 dicembre".
"Non c'è più tempo", ha concluso Appendino. "Come ho già fatto qualche giorno fa, unisco nuovamente il mio appello e quello della Città di Torino a quello delle altre Istituzioni di tutto il mondo, e all'impegno di Amnesty International, affinché, in qualsiasi modo, si possa impedire questo terribile epilogo".