Il fulmine a ciel sereno è arrivato nelle scorse ore: niente più Esselunga in corso Bramante, proprio ai piedi del cavalcaferrovia che porta in piazza Carducci e a pochi metri dall'altro centro commericiale - griffato Carrefour - già attivo da anni nella zona.
Il fulmine. Ma il tuono continua a rimbombare a Torino. E a sostenere il rumore della rabbia degli addetti ai lavori è il collegio edile di Api Torino, quello delle piccole e medie imprese. “Il blocco da parte del Consiglio di Stato dei lavori nel cantiere Esselunga a Torino è l’esempio lampante e inaccettabile di quanto occorra fare per arrivare ad un radicale e generale ripensamento dei processi di trasformazione urbana e, ancora prima, delle regole e delle procedure collegate. Non è ammissibile parlare di attrattività del territorio e poi cadere in questo modo preda dei tempi faraonici della burocrazia italiana”, dice Marco Razzetti, presidente del Collegio Edile Aniem API Torino.
“Il blocco del Cantiere Esselunga – continua Razzetti -, molto vicino ai tempi di fine lavori e apertura del punto vendita, denuncia un'altra follia italiana: una dichiarazione di illegittimità giunta enormemente in ritardo e che disincentiva, ovviamente, qualunque altro investimento in deroga al PRG se, questa deroga, seppur approvata dal Consiglio Comunale, si presta a rischi così elevati di sospensioni in corso d’opera delle attività e dell’investimento finanziario”.
Non applicando la norma che prevede la riqualificazione di un'area degradata, ora i tempi di variazione del PRG possono arrivare anche a 3-4 anni (anche in caso di varianti semplici e politicamente condivise). "Tempi, come è evidente, che sono inaccettabili per qualunque investitore, italiano o estero, che si affacci all’Italia e a Torino in particolare - dice ancora Razzetti -. A seguito di questa sentenza del Consiglio di Stato, quale altro soggetto economico vorrà investire a Torino, interfacciandosi con professionisti ed imprese che, necessariamente, non potranno mai dare certezze ne’ sulle procedure e sui tempi di approvazione dei progetti, ne’ per quanto riguarda l’arco temporale di completamento delle opere e quindi di rientro economico dell’investimento? E’ evidente il danno enorme che è stato procurato alla nostra comunità. Per Torino è fondamentale attirare investitori esteri o da altre città, ma così facendo nessuno verrà. Ci auguriamo che quanto accaduto sia un monito per le future amministrazioni!”.
“Siamo assolutamente per il rispetto di tutte le regole - conclude il presidente Aniem Api Torino -, ma queste devono essere scritte per aiutare lo sviluppo e non per frenarlo. Occorre intervenire con decisione per evitare che situazioni simili possano generarsi ancora. E’ necessario un ripensamento generale delle regole e dei processi di trasformazione urbana. Si sente parlare molto a livello locale e nazionale di necessità di fare presto e bene, di ridare slancio all’economia e alla società: le trasformazioni edili ed urbanistiche vanno in questa direzione ma non possono essere bloccate in modo così assurdo”.