Garantire l’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico, per evitare la reversibilità delle chiusure a meno di situazioni emergenziali gravi, mantenendo la continuità dei presidi e il diritto alla partecipazione dei cittadini. Estendere l’apertura dei musei al fine settimana, con tutte le norme di sicurezze del caso. Costituire un tavolo permanente degli enti locali in dialogo col ministero della cultura, delegando un sottosegretario ai rapporti con l’Anci, aprendo un dialogo tra il governo centrale e le città e portando la voce dei territori a servizio delle politica. Sono questi i punti programmatici per il nuovo esecutivo di Mario Draghi presentati dal coordinamento degli assessorati alla cultura di Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia, frutto del lavoro congiunto dell’ultimo anno.
“Abbiamo bisogno di condivisione e di andare avanti tutti insieme, l’intero Paese”. Così Francesca Leon del Comune di Torino. “Abbiamo sempre raccolto e conosciuto direttamente i problemi del territorio, lavorando sulle principali difficoltà emerse durante l’emergenza, a partire dai lavoratori invisibili bisognosi dei ristori. Un mondo molto frammentato e fragilissimo, per cui ora deve aprirsi una nuova fase: quella della ripartenza e della ricostruzione di un patrimonio”. Proprio quel patrimonio ricordato a più riprese dal premier Draghi nel suo discorso al senato, appellandosi alla “capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni”.
Ed è a questa prospettiva di rinascita unitaria che le singole amministrazioni ora si rivolgono, richiedendo fermamente una “ripresa ordinata, programmata e non reversibile” per l’Italia intera, come ha sottolineato a Milano da Filippo Del Corno. “Vogliamo che tutti i luoghi culturali, anche cinema, biblioteche, teatri e auditorium - ha aggiunto -, riaprano in modo coordinato e con un giusto e dovuto anticipo, secondo una gradualità non più frammentaria”. Il che significa superare la demarcazione tra le fasce di rischio e mantenere le attività sia in zona gialla sia in zona arancione, ovunque.
“Oggi - ha proseguito Del Corno, nel corso della presentazione alla stampa del programma - attribuire lo stigma di un comportamento sbagliato agli assembramenti sulle grandi assi commerciali deriva dal fatto che i cittadini non hanno altre alternative. Uscire è un’esigenza primaria e dobbiamo quindi offrire possibilità sicure, controllate e certificabili, come quelle dei nostri musei. Solo in quel caso, probabilmente, vedremmo le strade meno congestionate. Perché la partecipazione culturale è un diritto inalienabile: costituisce il fondamento delle comunità democratiche”.
Accolta la riconferma dell’incarico al ministro Dario Franceschini, ora gli enti locali rivendicano il proprio ruolo di “antenne dei territori” - come li definisce Tommaso Sacchi, assessore di Firenze - durante l’interno anno pandemico, sottolineando in primis la necessità di ristori ai lavoratori intermittenti. “Crediamo - ha concluso Sacchi - che il ministero possa fare tesoro di questa pluralità di sguardi, interessati solo al bene comune e a ricostruire le nostre comunità culturali”.