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Politica | 19 febbraio 2021, 12:08

Verso le Comunali, il Partito Comunista candida Giusi Greta Di Cristina: "Torino torni a essere capitale del lavoro"

Insegnante precaria, 40 anni e siciliana di origine, vive a Vanchiglia ed è responsabile esteri del PC piemontese. Mereu: "Città rimasta ferma per 5 anni, ma sono aumentate le disuguaglianze"

Presentazione candidato sindaco PC

Il partito comunista presenta la sua candidata sindaco per le prossime Comunali

Un altro tassello in vista delle prossime elezioni comunali si va a collocare nel mosaico torinese che dovrà scrivere il dopo-Appendino. Il Partito Comunista candida infatti a sindaco Giusi Greta Di Cristina: 40 anni, insegnante precaria e project designer per programmi comunitari, di origine siciliana ma ormai da tempo residente in zona Vanchiglia. Attualmente è anche responsabile esteri del PC piemontese.

Una mossa a sinistra di quel centrosinistra che ancora fatica a trovare una sintesi, oscillando tra Primarie e decisioni più politiche prese centralmente. "Il Partito Comunista ha un programma chiaro - sostiene la candidata sindaco – e soprattutto un'idea chiara di quello che deve essere la Torino dei prossimi anni: Torino deve tornare ad essere la Capitale del lavoro. Per farlo però deve lavorare sulla capacità di attrarre investimenti, soprattutto dall'estero. La Città Futura che abbiamo in mente è una Torino in grado di mettersi al centro di progetti importanti come la Belt & Road initiative, lavorando sulla formazione, professionale e di alta qualità, sull'inclusione sociale, su una proposta di cultura che non sia legata solo ai grandi eventi, su una Torino connessa con i grandi hub europei. Per farlo stiamo coinvolgendo le migliori risorse, costruendo alleanze sociali con il mondo del lavoro, del sociale, della cultura".

Torino immobile da troppo tempo

"Questa Città è rimasta ferma negli ultimi 5 anni - afferma il segretario del PC Piemonte, Matteo Mereu - e le diseguaglianze sono aumentate. Le periferie si sono estese dai loro confini naturali ad altri quartieri. La crisi economica, già prima della pandemia, ha impoverito anche il ceto medio, sempre più proletarizzato. I 5stelle hanno tolto le code ai musei ma non si sono preoccupati di quelle che aumentavano alla Caritas. Serve un cambio di sistema".

"Torino non riesce più a essere la città che è stata in passato e che ci hanno raccontato: che ha promosso lo sviluppo e la crescita di tutto il Paese - sottolinea Di Cristina - È come se a un certo punto avesse scelto di diventare un centro sempre più piccolo ed elitario, con un'enorme periferia attorno. Un processo che si è sviluppato nel tempo e non solo con l'ultima amministrazione".

"La città non ha retto i ritmi della globalizzazione, tra commercio che chiude e un costo del lavoro che altrove vede i lavoratori sempre più sfruttati. Il Covid è stata la ciliegina sulla torta di un occidente capitalistico e dunque sviluppato, sulla carta, che viene messo in ginocchio".

Capitale del lavoro, ma come?

"Di Torino Capitale del lavoro parleranno tutti, ma quel che conta è il metodo - conclude - come faranno? Se la ricetta sarà la stessa applicata fin qui, il fallimento sarà inevitabile. Non lo dicono dei brutti bolscevichi, ma grandi economisti internazionali come Stiglitz e non solo. E il Recovery Plan non potrà essere la bacchetta magica in grado di risolvere tutto: le case che mancano, mentre ci sono decine di migliaia di appartamenti sfitti, ma anche la disparità nelle scuole e non solo".

Le ricette per la città, contro l'impoverimento del ceto medio

"Il turismo va bene ma non può essere mordi e fuggi, la cultura va bene, ma devono essere politiche culturali e non solo eventi. Invece negli ultimi anni è io ceto medio che si è impoverito e proletarizzato", dice Mereu. "E per il commercio non è possibile pensare che gli unici investimenti siano sui grandi centri e tralasciando il negozio di vicinato. Sono tutti elementi per fare di Torino la capitale del lavoro, deve tornare a essere così".

Commercio in ginocchio: "Ristori e cassa inadeguati e in ritardo"

"La condizione del piccolo commercio è di grave crisi - spiega Davide Germanà, lo chef  del Giuggiola, il locale che ha ospitato la presentazione della candidatura - ma già prima della pandemia c'erano difficoltà, che il Covid ha inasprito. I ristori sono inadeguati e in ritardo, come la cassa integrazione".

Massimiliano Sciullo

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