Una cerimonia diversa da quella degli anni passati, ma anche quest'anno il Politecnico di Torino non ha rinunciato al "taglio del nastro" per il nuovo anno accademico. A distanza, con collegamenti virtuali (invece della solita, gremita aula magna al primo piano di corso Duca degli Abruzzi), ma anche con idee chiare per il futuro. Un futuro che l'ultimo anno ha accelerato notevolmente, ma soprattutto che impone di avere un "impatto" nella società in cui opera. Non manca nemmeno Marco Tardelli, nel suo urlo "Mundial", a significare le energie e la voglia di reagire che pervade anche l'ateneo tecnico-scientifico torinese.
"Faremo formazione, ma anche aggiornamento. Perché anche chi si è laureato soltanto 5 anni fa ha bisogno di formarsi nuovamente - spiega il rettore, Guido Saracco -. Su certi fronti l'impresa si trova indietro, ma lo siamo anche noi. E per questo abbiamo il dovere di ripensare e aggiornare il nostro modo di fare".
Puntare sugli ITS, come ha detto Draghi
Ma la sfida della formazione non si esaurisce qui. "Lo stesso premier Mario Draghi ha parlato di formazione professionalizzante, nel suo discorso di insediamento. Le nostre fondazioni ITS stanno facendo un lavoro egregio, in alternativa al normale percorso universitario, ma non attecchiscono ancora. Nonostante gli ottimi risultati di collocamento occupazionale. Abbiamo 14mila iscritti, mentre la Germania ne ha 800mila. Ecco perché abbiamo fatto un accordo con tutte le Fondazioni ITS per promuovere questo modello di insegnamento. Con questo speriamo di allentare la mancanza tra processo formativo e necessità delle aziende".
Trasferimento tecnologico: più vicini alle aziende
Un altro tasto su bui battere è quello del trasferimento tecnologico. "In questo avrà un'evoluzione importante il nostro incubatore, I3P, premiato come il migliore al mondo. Ma anche lui può evolvere: può distribuire le sue start up nelle diverse aree di sviluppo come Mirafiori per la mobilità sostenibile, oppure in corso Marche per l'aerospazio o in Spina3 per la transizione energetica".
L'Urlo degli studenti
Ma parlando di presente e di futuro, per il Politecnico, non può non implicare un passaggio sui ragazzi, il "popolo" dell'Università che in questi mesi ha dovuto sopportare un fardello impronosticabile e molto pesante. "Ci hanno mandato un grido d'aiuto che mi ha ricordato l'Urlo di Munch - dice il rettore -: ho ben presente le loro richieste d'aiuto, dopo un'esperienza fatta di fragilità, sospensione, solitudine e difficoltà oggettive. Daremo il meglio di noi stessi".
E proprio i ragazzi hanno fatto sentire la loro voce, attraverso il loro rappresentante, Giovanni Feruglio: "L'ultimo anno è stato tra i più complessi. E in questi mesi si è data grande enfasi alla riapertura delle scuole, ma si è detto poco sulla riapertura delle Università. Vogliamo tornare in aula, anche se in maniera parziale. E ovviamente in sicurezza".