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Cultura e spettacoli | 17 marzo 2021, 07:00

17 marzo 1861, Torino è la prima Capitale d'Italia: ecco i luoghi che hanno fatto la sua storia [FOTO]

Una carrellata dei siti simbolici del Risorgimento italiano a 160 anni dall'unità

Monumento a Giuseppe Garibaldi

Monumento a Giuseppe Garibaldi

Il Parlamento, nel giorno solenne della seduta reale, coll'entusiasmo della riconoscenza e dell’affetto, acclamava Vittorio Emanuele II Re d’Italia”. È l’appassionato resoconto scritto da Camillo Benso, conte di Cavour, in quei giorni di assoluta frenesia che condussero, il 17 marzo 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia, Con un atto normativo del Regno di Sardegna, in quella data, 160 anni fa, si compiva ufficialmente un lungo processo di unificazione che aveva toccato l’apice con la seconda guerra di indipendenza e la spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi, tra il 1859 e il 1860. E Torino, prima capitale, fu il grande palcoscenico su cui gli eroi del Risorgimento sfilarono in trionfo. 

Già il 18 febbraio 1861, nell'aula della Camera Subalpina di Palazzo Carignano, era stata inaugurata l'VIII Legislatura del primo parlamento italiano, con il discorso della Corona alle Camere riunite: “Libera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto della Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei Popoli, e per lo splendido valore degli Eserciti, l'Italia confida nella virtù e nella sapienza vostra”.

Questo l'esordio del re Vittorio Emanuele II in aula, che proseguì: "A voi si appartiene il darle istituti comuni e stabile assetto. Nello attribuire le maggiori libertà amministrative a popoli che ebbero consuetudini ed ordini diversi veglierete perché l'unità politica, sospiro di tanti secoli, non possa mai essere menomata".

Rispondeva un coro di "bene" e "bravissimo", tra quelle poltrone conservate ora nel percorso di visita del Museo del Risorgimento, dove Cavour, Garibaldi, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti e Quintino Sella svolsero l’attività legislativa del Regno sardo tra l’8 maggio 1848 e il 28 dicembre 1860.

Costruita dall'architetto Amedeo Peyron, l'aula venne riconosciuta monumento nazionale nel 1938, anno del trasferimento del museo a Palazzo Carignano. Oggi è visibile dall'esterno e rappresenta maestosamente il luogo simbolo dell'unità nazionale.

Subito dopo l'inizio della legislatura, il 21 febbraio l'allora presidente del Consiglio Cavour, avrebbe presentato al Senato un progetto di legge, composto da un solo articolo, per ufficializzare la nuova denominazione del re, divenuto poi norma il 17 marzo 1861. Nasceva così, a Torino, il Regno d'Italia. 

Sono ben 31, in città, i monumenti eretti in onore dei Padri della Patria e dei principali protagonisti della stagione risorgimentale. In piazza Carlo Emanuele II - meglio nota come piazza “Carlina” - si trova la statua di Giovanni Dupré dedicata a Cavour, ritratto in abiti da antico romano, con una giovante e discinta Italia inginocchiata ai suoi piedi. Fu inaugurata nel 1873 alla presenza di Re Vittorio Emanuele II. Spostandosi verso il Po, all’incrocio fra via Cavour e il Lungo Po Armando Diaz, ecco Giuseppe Garibaldi, raffigurato con indosso il suo caratteristico poncho da Odoardo Tabacchi nel 1877. Il triangolo si chiude con Giuseppe Mazzini, immortalato da Luigi Belli nel 1917, all’angolo di via Dei Mille e via Andrea Doria. 

E, ancora, in piazza Carignano troviamo le statue di Vincenzo Gioberti, filosofo e primo presidente della Camera dei Deputati del Regno di Sardegna, e dello scrittore Vittorio Alfieri, divenuto un lume di sapienza per gli intellettuali risorgimentali negli ultimi anni della sua vita. Spostandosi di qualche metro, fino in piazza Castello, ecco comparire, di fronte a Palazzo Madama, il monumento anonimo all’Alfiere dell’Esercito Sardo, opera dello scultore ticinese Vincenzo Vela, inaugurata il 10 aprile 1859. 

Ma, per arrivare all’Unità d’Italia, bisogna passare attraverso quei luoghi che ospitarono atti cospiratori e sommovimenti rivoltosi nei decenni precedenti, fin dai moti del 1821, nel cortile del Rettorato dell’Università. O ancora, le poltrone di velluto del Caffè Fiorio, detto anche “dei codini”, poiché frequentato da molti nobili conservatori che indossavano la tipica parrucca con la coda. Ed è cosa nota che Cavour pranzasse assiduamente al Ristorante del Cambio.

Infine, Palazzo Reale, residenza dei duchi di Savoia, poi dei Re di Sardegna e del primo Re d’Italia fino al 1865. Qui Carlo Alberto presiedeva il Consiglio dei ministri e trattava con i suoi consiglieri gli affari di Stato; il 4 marzo 1848 vi firmò il suo Statuto. L'anno prima, nel 1847, Goffredo Mameli aveva scritto il “Canto degli italiani”, musicato a Torino da Michele Novaro: popolarissimo nel Risorgimento, ma di chiara matrice repubblicana e giacobina, sarebbe diventato l’inno nazionale soltanto dopo la seconda guerra mondiale, con la fine della monarchia. 

Manuela Marascio

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