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Sanità | 27 marzo 2021, 08:39

Le mie amiche prostaglandine

I consigli di Nutrigenomica di Simona Oberto

Le mie amiche prostaglandine

Nell’ultimo articolo vi ho parlato dell’importanza di inserire nei vostri pasti quotidiani la vitamina F, ovvero gli acidi grassi polinsaturi essenziali (Omega 3 e 6).

Oggi voglio parlarvi di un’altra funzione essenziale della vitamina F che è quella di servire da materia prima per l’elaborazione delle prostaglandine, sostanze biologicamente molto attive, presenti in tutte le cellule e fabbricate a partire proprio dagli acidi grassi polinsaturi.

Le prostaglandine fanno parte di una grande famiglia di “super ormoni” chiamati eicosanoidi, agenti biologici che regolano moltissime funzioni organiche: modulano il sistema cardiovascolare, la coagulazione del sangue, la funzione renale, la risposta immunitaria, l'infiammazione e numerose altre funzioni. Le prostaglandine vengono suddivise in base alla loro azione biologica che è diametralmente opposta, vale a dire che alcune stimolano e altre inibiscono la stessa funzione.

Sono implicate nello svolgimento di diverse funzioni fisiologiche, così come sono implicate nella regolazione della risposta infiammatoria. L’infiammazione è un meccanismo di difesa non specifico innato, che costituisce una risposta protettiva, seguente all'azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è l'eliminazione della causa iniziale del danno cellulare o tissutale, nonché l'avvio del processo riparativo. In poche parole, quando l'organismo viene aggredito da agenti di natura biologica (batterivirus ecc.), fisica (traumi, calore, raggi UV) o chimica (acidi ecc.), si difende dando origine alla cosiddetta risposta infiammatoria.

Si tratta di un evento alquanto complesso, dove partecipano tantissimi mediatori, eicosanoidi inclusi. Nelle prime fasi della cosiddetta infiammazione acuta, agiscono soprattutto gli eicosanoidi proinfiammatori, in particolare le prostaglandine PGE2. Grazie alla loro azione, nella zona aggredita i vasi si dilatano e aumentano la loro permeabilità, favorendo il passaggio dei leucociti (globuli bianchi) nella sede d'infiammazione. A questo punto i globuli bianchi possono inglobare gli agenti lesivi ed estranei, eliminare i batteri, degradare tessuto necrotico ecc. , consentendo all'organismo di ripristinare le condizioni antecedenti l'aggressione.

Per ripristinare le condizioni antecedenti è necessario che i globuli bianchi rilascino degli altri tipi di eicosanoidi, questa volta antinfiammatori. Si tratta delle prostaglandine PGE1 e PGE3. Se ciò non avvenisse l'infiammazione persisterebbe e diventerebbe cronica. Una condizione di infiammazione cronica si riscontra per esempio nelle infezioni persistenti; nelle malattie autoimmuni (artrite reumatoidespondilite anchilosantemorbo di Crohnretto colite ulcerosa, psoriasi ulcerosa); nell'intossicazione o avvelenamento da sostanze tossiche esogene (siliceamianto, mercurio).

L'infiammazione cronica è pericolosa e nel tempo arreca danni anche gravi ai tessuti, a causa dell'intensa proliferazione e attività di alcune cellule deputate alla distruzione degli invasori. I processi infiammatori cronici sono ormai da tempo riconosciuti come un importante fattore di invecchiamento precoce e di danno cellulare e se, eccessivamente stimolati (per esempio dalla cattiva alimentazione, stress, abuso di farmaci) possono avere effetti collaterali anche molto gravi.

Diventa quindi di vitale importanza agevolare con il nostro stile di vita il giusto equilibrio tra le prostaglandine PGE1 - ad azione antinfiammatoria e le prostaglandine PGE2 - ad azione infiammatoria, perché solo questo equilibrio rende efficaci le risposte del nostro organismo. 

La scoperta e lo studio delle prostaglandine ha reso possibile la comprensione di una molteplicità di sintomi dovuti proprio a una carenza di acidi grassi essenziali polinsaturi. Ecco perché è di fondamentale importanza per la nostra salute sostituire  i grassi saturi nocivi con gli olii insaturi, spremuti a freddo ricchi di questi grassi buoni.

Le prostaglandine svolgono anche un’azione locale di protezione e di nutrizione e regolano la penetrazione nelle cellule degli ormoni che le ghiandole, a secrezione interna, riversano nel flusso sanguigno. Sono state definite “ormoni cellulari” perché svolgono una funzione importantissima nella regolamentazione dei processi chimici intercellulari.

Voglio farvi un esempio dell’attività delle prostaglandina PGE1 e PGE2: oggi la trombosi (o formazione di un grumo di sangue) è considerata una complicanza assai frequente e a volte letale, perché il grumo che si forma può migrare e ostruire dei vasi vitali (embolia). In questo caso l’organismo mette in campo proprio le PGE1 che hanno una azione antitrombotica. Una mancanza di PGE1 dovuta anche a una carenza alimentare di acidi grassi polinsaturi biologicamente attivi potrebbe favorire questa alterazione patologica.

Ci sono invece dei casi in cui risulta utile favorire una coagulazione endovasale e allora ecco che interviene un’altra prostaglandina, la PGE2 che  deriva dall’acido arachidonico, la quale esercita la funzione opposta: attivare l’aggregazione di trombociti e quindi favorire la formazione del grumo sanguigno. Ma le azioni biologiche delle prostaglandine sono varie e molteplici. Queste sostanze sono anche necessarie alla procreazione, perché facilitano l’entrata dello spermatozoo nell’ovulo; lo sperma ne è normalmente ricco.

Durante il parto pare che le contrazioni dell’utero siano dovute a una liberazione di prostaglandine, la cui percentuale, in quel particolare momento, è più alta nel liquido amniotico. Durante le mestruazioni, invece, il tasso di queste sostanze aumenta nel flusso sanguigno.

Una insufficiente produzione di prostaglandine, causata da un apporto insufficiente di materia prima che ne permetta la sintesi, determina un abbassamento della resistenza vitale e disturbi d’origine diversa, con particolare riferimento a quelli che riguardano l’immunità dell’organismo. Purtroppo i nostri pasti abbondano di alimenti processati, ricchi di additivi chimici e di grassi saturi nocivi che ostacolano il giusto equilibrio di questi importanti “agenti biologici”.

La nostra salute necessita di un perfetto equilibrio di funzione tra le diverse prostaglandine. Il problema è che una alimentazione squilibrata scompensa questo equilibrio a favore della produzione abnorme di prostaglandine proinfiammatorie, con tutti gli svantaggi che vi ho elencato.

Al contrario una sana alimentazione può aiutare le nostre cellule a produrre la giusta quantità di prostaglandine antinfiammatorie come la PGE1, che regola il normale funzionamento del sistema immunitario e ostacola ogni tipo di infiammazione patologica in modo fisiologico.

A volte quindi basterebbe modificare le nostre abitudini alimentari per avere fin da subito un netto miglioramento del nostro stato di salute e invece tendiamo a scegliere la via più semplice, quella meno impegnativa o più sbrigativa e ci leghiamo per sempre a farmaci come i corticosteroidi e gli anti-infiammatori (FANS) che arrestano la produzione in eccesso delle PGE2 (quindi l’infiammazione), ma essendo sintomatologici, non curano la causa.

Il problema è che questi farmaci bloccano simultaneamente anche la produzione di PGE1, rendendo quindi più complicata la guarigione. Ecco perché questi medicinali vanno considerati rimedi da pronto soccorso e non certo abitudini consolidate. Purtroppo l’abuso incosciente di questa tipologia di farmaci ha contribuito negli anni a sbilanciare fortemente l’equilibrio delle diverse prostaglandine, favorendo quelle con azione infiammatoria e quindi la genesi di patologie infiammatorie cronico degenerative. Ma naturalmente quando parliamo di patologie dobbiamo parlare di una genesi multifattoriale, vale a dire: più cause che concorrono.

Tra queste sicuramente lo sviluppo delle coltivazioni e allevamenti intensivi, la raffinazione e la conservazione degli alimenti, l’impoverimento dei terreni, la vita frenetica e la sedentarietà. Tutto ciò  ha trasformato il nostro cibo, sempre più povero di micronutrienti, fondamentali per la salute cellulare. Ma anche l’aumento del consumo di sostanze grasse e l’uso dei grassi vegetali trans o di olii trattati a caldo e raffinati, hanno dato a queste malattie un carattere quasi epidemico, colpendo individui sempre più giovani.

Purtroppo la correlazione “cibo-malattia” è molto sottovalutata. Esistono diverse linee di difesa del nostro organismo contro le sostanze tossiche: la prima è quella della mucosa intestinale, la seconda è quella del fegato e la terza è quella della membrana cellulare che protegge la cellula stessa dalla penetrazione di agenti tossici anche quelli cancerogeni, ma se queste linee di difesa vengono brutalmente alterate da un cibo spazzatura allora anche la nostra sicurezza sarà messa in pericolo condannandoci a una vita di malati cronici.

Redazione

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