"Sono un moderato, un liberale, per certi versi un progressista, da me non dovrete mai avere paura che possa avere idee o attuare cose che possono essere estreme, avrete sempre la garanzia di un uomo che difende i diritti e la libertà e si batte contro qualsiasi manifestazione di violenza. E quando parlo con i partiti dico che sarò un sindaco libero di prendere le decisioni che ritengo più giuste per il bene della città". Così il candidato sindaco del centrodestra, Paolo Damilano, nell'incontro con il comitato Torino Città per le Donne.
"Non sono l'uomo nero"
"So che la domanda vera è Damilano è l'uomo nero o no?" ribatte sottolineando che in tema di aborto "quel che riguarda le decisioni da parte delle donne è sancito da un referendum e ritengo che una donna vada supportata sia nella decisione di continuare che di interrompere la gravidanza". In tema di donne sono state numerose le sollecitazioni sulla parità di genere. "Io voglio che le donne partecipino al mio progetto e le donne devono a volte dimostrare coraggio e proporsi. Penso che la quota rosa vada maneggiata con cura, se capisco da un lato che è necessaria in alcune situazioni, per altre credo sia importante che debba prevalere il merito, indipendentemente dal maschile o femminile. Che siano tutte donne o tutti uomini l'importante è fare il meglio per la città".
"Appendino persona perbene"
Parlando della attuale inquilina di Palazzo Civico, Damilano ha usato parole di stima (dopo alcune frecciate del recente passato): "Quando Chiara Appendino è arrivata a fare il sindaco, la situazione era molto complicata, perché quando non hai possibilità di spendere diventa difficile. Appendino è una persona perbene, onesta; una ragazza molto giovane che ha avuto una responsabilità enorme e probabilmente ha fatto degli errori, il primo dei quali le Olimpiadi, in cui probabilmente è stata anche condizionata dal dover fare scelte che non erano magari frutto di quello che pensava ma più di una linea politica".
"Era molto difficile riuscire a prendere delle decisioni in quel momento per il rigore economico al quale era costretta la città", ammette Damilano secondo il quale "a volte le critiche sono state anche ingigantite. Ma la città per i prossimi 5 anni non deve sentirsi dire da me o dagli altri candidati sindaco arrivo io perché gli altri prima hanno fatto male e io faccio meglio. La pandemia è un muro, una guerra, quello che è successo prima è successo, da adesso si deve pensare positivo e ricostruire".
"Il Regio deve tornare ad essere una eccellenza"
"Se devo pagare un bar in perdita nel fare i tramezzini ma particolarmente rappresentativo nei confronti della città, mi va bene alla fine di ogni anno mettere dei soldi nel conto economico, ma i tramezzini devono essere i migliori non della città ma di tutta Italia". Ha usato questo esempio Paolo Damilano per rispondere a una domanda sulle sue idee per il futuro del Teatro Regio.
"La cultura è uno dei pilastri portanti di qualunque tipo di società. Mi va bene che il Regio, come altri teatri, non facciano profitto, perché devono essere un servizio nei confronti della società, non devono sprecare denaro ma - ha aggiunto, facendo l'esempio del bar - se ogni anno metto dei soldi nel conto economico di un bar in perdita i suoi tramezzini devono essere i migliori d'Italia".