Il Tribunale di Torino ha assolto una giovane insegnante di potenziamento di una scuola media dall'accusa di non avere impedito atti di bullismo in classe. La sentenza è stata pronunciata oggi.
La donna rispondeva di concorso in atti persecutori perché, secondo l'accusa, aveva l'obbligo giuridico di vigilare e intervenire. La procura aveva chiesto un anno e sei mesi di reclusione. La soluzione è stata pronunciata perché "il fatto non sussiste". La vicenda risale al 2015/16 ed emerse alla fine dell'anno scolastico quando alcuni allievi ne parlarono in un tema. L'autore delle vessazioni era un alunno che prendeva di mira, in particolare, un ragazzino disabile in una saletta appartata: avendo meno di 14 anni non era imputabile, ma in seguito ha chiesto scusa ammettendo di avere fatto "cose orribili".
L'avvocato difensore dell'imputata, Calogero Meli, ha obiettato che la sua assistita era in prova, non aveva alcuna formazione sulla gestione dei disabili ed era entrata nell'istituto con un progetto di educazione alla legalità per arricchire l'offerta formativa: "Nonostante questo - ha detto in aula - è stata destinata ad affiancare un insegnante di sostegno. Un cattivo esempio di gestione delle risorse umane di cui non solo non ha colpa, ma è vittima". Il tribunale gli ha dato ragione.
Quanto al docente di sostegno, è uscito dal procedimento patteggiando un anno.