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Eventi | 08 febbraio 2022, 19:43

"Inedita" Vivien Maier a Palazzo Chiablese: anche Torino immortalata nei suoi scatti (VIDEO e FOTO)

Dal 9 febbraio al 26 giugno l'esposizione di oltre 270 scatti della fotografa "di strada" che fece la governante per tutta la vita

"Inedita" Vivien Maier a Palazzo Chiablese: anche Torino immortalata nei suoi scatti (VIDEO e FOTO)

“Inedita” è il titolo della mostra che apre a Palazzo Chiablese dedicata a Vivien Maier: la fotografa americana che rimase sconosciuta fino alla grande scoperta dei suoi archivi nel 2007 di John Maloof. 

Circa 270 scatti, a colori e in bianco e nero, con una sezione particolare dedicata al viaggio che compì nell’estate del 1959, in Italia, passando anche Torino e Genova. Una tappa quella nella capitale sabauda, che l’aveva toccata bel profondo: in una sola giornata infatti usò usato tre rullini.  

 

Chi era Vivien Maier 

Esponente di quella che oggi è chiamata la “street photography”, la Maier era di per sé una fotografa dilettante e autodidatta, ma con il suo obiettivo era in grado di catturare momenti di vita della strada. Da New York a Chicago, ha catturato momenti e dettagli della quotidianità di tante persone, in particolare della donne, con cui oggi come allora ci si può identificare. Figlia di madre francese e padre austriaco, nacque a New York, ma trascorse gran parte della sua giovinezza in Francia. Tornata negli Stati Uniti, fu governante, baby-sitter, ma relegarla a questi semplici impieghi sarebbe riduttivo. Con la sua macchina da presa è stata una precorritrice dei tempi, una delle prima fotografe a utilizzare i selfie, così popolari oggi su social.

“Questa è una prima vera retrospettiva su Vivien Maier - spiega Edoardo Accattino di Ares srl - E’ inedita perché racconta un aspetto poco noto della Maier che non usa solo la macchina foto, ma anche la cinepresa, che sono elementi complementari per lo studio dell’immagine”. 

Tra gli elementi che definiscono la Maier come una grande fotografa sicuramente c’è l’alone di mistero che ancora la circonda, ma anche l’autoritratto (ce ne sono circa 5 mila in tutta la sua produzione, ndr), che espone una crisi d’identità ancora attuale e la fotografia come atto di determinismo che le ha permesso di affermarsi.  

La mostra a Palazzo Chiablese segue la tappa francese organizzata al Musée du Luxembourg. “I suoi archivi contengono circa 150 mila scatti, quasi come Robert Doisneau -spiega la curatrice Anne Morin -. Vivien Maier faceva parte della schiera degli invisibili, era una governante, ma grazie alla fotografia ha avuto accesso a quell’identità che tanti le avevano rifiutato. E’ un’esposizione intensa e ricca di questa fotografa che si è iscritta nella storia dei grandi come Cartier-Bresson. Aveva una cultura della strada, per così dire, in grado di unire due linguaggi: quelli della fotografia umanista francese e quella americana della street photography che ne fanno un’artista unica”. 

 

In mostra

Il percorso di lettura è composto da dieci sezione legate da un unico tema di sviluppo ovvero quello di mostra opere inedite per l’appunto, intime e meno conosciute.

Tanti i temi trattati: i ritratti, il mondo dell’infanzia, la vita di strada, il cinema, e l’autoritratto. L’esposizione copre un periodo di lavoro dell’autrice dagli inizi degli anni ‘50 fin quasi agli ‘90.

Si comincia con gli autoritratti, una vera esplorazione di sé attraverso specchi, vetrine, ma anche proiezioni della sua stessa ombra. E poi le sue città, New York e Chicago, dove la Maier lavorò per quasi tutta la vita, persone anonime, proletari soprattutto, ma anche borghesi quasi infastiditi dalla presenza della fotografa. E poi la piccola parentesi italiani: pochi scatti di Genova, e alcuni a Torino, tra cui un’anonima via Giolitti, quasi irriconoscibile a distanza di tanto tempo, eppure ancora lì, tra gli scatti della Maier.

Si prosegue con la sezione dedicata ai gesti, quelli nascosti, intimi, rubati in un momento di distrazione, come uno sbadiglio o un pisolino al sole. La mostra prosegue poi con la serie dei ritratti, persone di varie classi sociali e ambienti che fissano assorti e rapiti il suo obiettivo. E poi ancora i primi giochi con la cinepresa, filmati girati in Super8 con cui la fotografa iniziava a sperimentare il movimento. Un’ampia sezione è dedicata al tema dell’infanzia. Scatti in posa o rubati per strada, ritratti di bambini, di piccoli momenti e di giochi che caratterizzavano la sua vita da governante.

Chiara Gallo

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