Mentre a Mirafiori ci si confronta sul futuro di Stellantis, nuvole nere all'orizzonte di Iveco Group, provenienti dalla Spagna. Ad annunciarle sono i sindacalisti di Fiom-Cgil, che segnalano uno stop in cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento Driveline di Torino dal 4 al 15 aprile, mentre i lavoratori dello stabilimento Motori si fermeranno solo fino all'8 aprile.
"La causa della sospensione è determinata, secondo quanto comunicato dall’azienda, dalla temporanea necessità di adeguare i volumi produttivi ai ridotti ordini dello stabilimento cliente di Madrid - dicono da Fiom - che ha a sua volta dovuto effettuare delle sospensioni dell’attività lavorativa a causa della mancanza di componenti necessari per l'ordinaria produzione e, in particolare, delle centraline elettroniche, stante l'interruzione delle forniture da parte di Bosch (azienda leader nel settore) e dell'impossibilità di reperire sul mercato fonti di approvvigionamento alternativo".
Ancora una volta, dunque, sul banco degli imputati sale la carenza dei semiconduttori, che si è sviluppata dall'inizio dell'emergenza Covid e che ancora adesso fa sentire i suoi effetti sulla filiera globale. "Siamo al ritorno di un utilizzo importante della cassa integrazione nel territorio metropolitano di Torino - commenta Edi Lazzi, segretario provinciale di Fiom Cgil -. Neppure il veicolo industriale può considerarsi al riparo. La mancanza, da vari decenni, di politiche industriali nel nostro Paese sta emergendo con forza, e l’abbandono della
filiera dell’elettronica è il caso più eclatante".
"È urgente che il Governo coinvolga le parti sociali e affronti la situazione - aggiunge Ugo Bolognesi, responsabile Iveco per Fiom Cgil -: la transizione verso una mobilità sostenibile può essere una opportunità, come la Fiom sta dicendo da molto tempo, serve però da subito un piano in grado di programmare il futuro,
difendendo l’occupazione e favorendo il ricambio generazionale. Bisogna, in fretta, passare dalle parole ai fatti”.