Mercoledì 13 e giovedì 14 aprile il cartellone di Palcoscenico Danza – la rassegna di danza contemporanea diretta da Paolo Mohovich – ospita per la prima volta il talento di Roberto Castello, uno dei nomi storici della coreografia contemporanea italiana e fra gli artisti da sempre più socialmente impegnati, vincitore di ben tre Premi Ubu, che presenta il suo nuovo lavoro: Inferno. Lo spettacolo è frutto di uno sforzo produttivo che vede coinvolti, oltra a TPE, ALDES con CCN - Centre Chorégraphique National de Nantes, Romaeuropa Festival, Théâtre des 13 vents CDN - Centre Dramatique National Montpellier.
Presentata in prima assoluta al Romaeuropa Festival lo scorso novembre, la nuova creazione del coreografo torinese nasce dal concetto di Inferno come luogo dell’immaginario che più di ogni altro, nella cultura occidentale e non solo, ha offerto un’infinita varietà di spunti di ispirazione ad artisti di ogni genere e vocazione/linguaggio. Da luogo dell’espiazione delle colpe morali e materiali, in cui i malvagi vengono puniti e il bene trionfa sul male, a luogo del sovvertimento e del caos nella cui rappresentazione tutto può coesistere.
Tuttavia, l’Inferno messo in scena da Castello, almeno all’apparenza, assomiglia ad un Paradiso in cui ognuno è spinto dall’apparenza, dalla volontà di competere per essere migliore degli altri, in una forzatamente sorridente corsa al massacro per ottenere sempre nuove gratificazioni morali, sociali, economiche, affettive. Jean Paul Sartre diceva “L’inferno sono gli altri”. È da qui che nasce l’idea dello spettacolo: una tragedia in forma di commedia ballata seducente, piacevole, coinvolgente, brillante sull’invadenza dell’ego. Uno spazio in cui fare esperienza dell'inferno contemporaneo, quello in cui viviamo, e che ci classifica secondo le nostre qualità.
"Più che un balletto che danza contemporanea – spiega il coreografo, che ha collaborato con artisti come Peter Greenaway e Eugène Durif – o forse, parafrasando Achille Bonito Oliva, un trans-balletto, un’opera che utilizza stilemi differenti proprio per il loro valore simbolico e prova a costruire un percorso onirico che affronta diversi aspetti dell’hybris, collocandoli senza giudizio morale in un luogo che è contemporaneamente paradiso e inferno. Dipingo una comunità che attraversa molti stati dell’essere e della condizione umana legata ad elementi della retorica della contemporaneità ed in cui non c’è salvezza. L’inferno è la condanna a dover essere sempre in qualcosa migliori degli altri. Vuoi per la capacità di suscitare empatia o per il cinismo e il sarcasmo, per la fierezza e l’orgoglio di appartenere a qualcosa di esclusivo, per la conversazione brillante, per la capacità di difendere il territorio, per l’appartenenza a un’élite, per la purezza dello spirito e l’altezza della nostra estasi, per la gioiosa sensualità, per l’energia e la destrezza, per il sex appeal, per la capacità di stupire e divertire".
In scena un ensemble composto da Martina Auddino, Erica Bravini, Jacopo Buccino/Michael Incarbone, Riccardo De Simone, Susannah Iheme, Alessandra Moretti, e Giselda Ranieri danza e incarna un inferno contemporaneo fatto di narcisismo affrontando, citando e smontando diversi linguaggi: dal balletto classico al teatro-danza più storicamente determinato di Carlson e Bausch; dal balletto televisivo alla disco music; fino al rockabilly e al latinoamericano.
"Tanto vale quindi giocare, il che sotto il profilo creativo significa combinare elementi incongrui che generino divertimento – prosegue Castello - Per questo Inferno non è soltanto uno spettacolo di danza ma una commedia, con interpreti che recitano ballando e in cui musiche, costumi e fondali animati da immagini in 3D hanno un ruolo assolutamente paritetico. Non è un’opera concettuale, astratta, ma uno spettacolo teatrale che usa i linguaggi di prosa, danza, musica e arti della visione per creare un metaforico universo immaginario che risponde a regole proprie".
INFERNO, teatro Astra, via Rosolino Pilo 6, 13 e 14 aprile, ore 21, info www.fondazionetpe.it